Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Fini torna a fare la destra «Il governo si vergogni»

default_image

  • a
  • a
  • a

E torna ad alzare la voce. «Ora il governo si deve vergognare», attacca il leader di Alleanza nazionale, appena arriva sotto una pioggia battente, alla stazione di Tor di Quinto, a pochi passi dal sentiero dove martedì sera è stata aggredita Giovanna Reggiani. Il nuovo corso di Fini non è iniziato da un giorno. E non è cominciato sulla tragedia di Tor di Quinto. La svolta arriva già all'inizio dell'estate. L'ex vicepremier chiede ai dirigenti locali di fare un'opposizione più dura: Veltroni si prepara a candidarsi alla guida del Pd, si parla di Fini al Campidoglio. A luglio decide che è ora di scendere in piazza. Prima di farlo, il 13 ottobre, è prima il portavoce Andrea Ronchi ad annunciare, in agosto, che la parola d'ordine ora è «sicurezza». E poi è il capo in persona (l'11 ottobre) a salire su elicottero per visitare i luoghi del degrado. Ora è un Fini senza freni. Attacca a testa bassa, non guarda in faccia a nessuno, neanche al ministro dell'Interno, Giuliano Amato con il quale si sono scambiati affettuosità (elettive) all'epoca della convenzione europea (era il 2003). «Solo il giorno prima - dice il Fini inorridito per la tragedia di Tor di Quinto - ho visto Amato al Tg1. Diceva che un decreto sulle espulsioni non serviva. C'era bisogno che una donna subisse una violenza del genere perché la maggioranza si rendesse conto dell'errore e corresse ai ripari». Si dice pronto a votare il provvedimento, «ma solo se conterrà una norma che permette ai prefetti di espellere i cittadini comunitari, non solo che hanno commesso reati, ma che si trovano in Italia senza lavoro e senza mezzi di sostentamento». Si tratta della direttiva europea del 29 aprile 2004 che l'Italia ha recepito in maniera incompleta, spiega il presidente di An. La norma consente l'espulsione dei cittadini della Ue che nell'arco di tre mesi di soggiorno nel territorio nazionale non abbiamo dimostrato di avere un reddito regolare. Una proposta che procura al presidente di Alleanza nazionale una pioggia di critiche di «sciacallaggio». «Non mi aspettavo da un uomo di governo come lui un tentativo simile di strumentalizzare una tragedia - dice il ministro dell'Interno - andare sul luogo del delitto a sollevare emozioni contro di me e contro il governo è una cosa che mi sorprende e mi dà amarezza». Ma Gianfranco Fini non molla. Prima di lasciare Tor di Quinto per raggiungere l'ospedale dov'è ricoverata Giovanna Reggiani, l'ex ministro degli Esteri non risparmia un affondo all'amministrazione capitolina: «È roba da quarto mondo. Questa stazione ferroviaria è una fogna a cielo aperto. La strada non è asfaltata, non c'è illuminazione. Eppure sono state raccolte cinquemila firme per chiedere la messa in sicurezza della zona. Veltroni non può dire che non lo sapeva». All'ospedale il leader di An scambia un lungo abbraccio con Giovanni Gumiero, il marito della vittima. Il capitano di vascello della Marina militare lascia solo per pochi secondi la mano di Giovanna Reggiani. «Fate in modo che non succedano più episodi come questo» ha giusto il tempo di dire prima di tornare al capezzale della moglie.

Dai blog