Mastella insorge e cita Moro
New York 9 ottobre 2007 - Se uno vuole cambiamenti, ci sono le elezioni per questo, dice il leader dell'Udeur: «Al momento del voto la gente può scegliere liberamente... C'è un senso delle istituzioni che qualcuno in Italia fa finta di non capire». Ma il Guardasigilli insiste: «Nella mia vita non ho mai giocato in difesa, per questo ho pagato di persona», racconta seduto in una Maserati Ghibli bianca decappottabile, a bordo della quale ha aperto la parata del Columbus Day a New York. E poi tira fuori un'altra citazione, questa volta del cantante Franco Califano: «Ho avuto la mia Pasqua fatta di morti e resurrezioni, io sono fatto così. Ma quello che conta sono solo le elezioni, tutto il resto è noia, come dice la canzone», di Califano appunto. Ma proprio mentre percorre il tragitto del Columbus Day, parte una contestazione isolata: sette o otto giovani italiani con cartelloni di «solidarietà a De Magistris», che sarebbero parte di un «Beppe Grillo support Group», seguono dal marciapede la parata. Mastella li guarda ed esclama: «Pensavo foste 50 mila, invece siete cinque str...». Ai contestatori che gli chiedono di fare una dichiarazione, il ministro reoplica ridendo: «Vi rispondo con quello che dice Beppe Grillo nel suo blog». «Non capisco il senso di democrazia di questi "grillian"», spiega poi ai giornalisti osservando che, tramite il Console italiano a New York, il gruppo aveva chiesto di incontrarlo e lui si era detto pronto a farlo. Mastella quindi torna sulle sue frasi del giorno prima, quando aveva evocato il rischio di ritorno del terrorismo per effetto del clima infuocato. E conferma anche le sue convinzioni, attirandosi soprattutto le critiche dell'opposizione. Si tratta di un allarme «sommario», lamenta Alfredo Mantovano (An); e dallo stesso partito Maurizio Gasparri avverte: «Sarebbe grave se non fosse fondato». Ma anche nella maggioranza non è solo Rutelli a criticare il ministro: «Andiamoci piano, usiamo le parole con parsimonia». Nelle polemiche interviene anche il membro del Cda Rai, Sandro Curzi: «Eravamo partiti dal caso-Petroni, siamo passati al caso-Fabiani, poi alla richiesta di dimissionamento del presidente e di azzeramento del Cda della Rai, aggiungendovi il caso-Ballarò, il caso-Santoro. E siamo finiti col grave allarme-terrorismo, lanciato dall'estero da un ministro della Repubblica. Vorrei, per una volta, mettere da parte la questione-Rai, certamente complessa e problematica, ma inequivocabilmente usata, non da ieri, come pretesto per regolamenti politici e per ricerca di visibilità».