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Il presidente della Repubblica: «Serve un'ulteriore chiarificazione»

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Il capo dello Stato, in un messaggio ai socialisti di Bobo Craxi, sottolinea la necessità della riforma. A suo giudizio ci sono infatti «obiettive esigenze» che spingono in favore di un cambiamento delle regole elettorali. E proprio per questo, Napolitano sottolinea l'importanza di una «ulteriore chiarificazione» tra le forze politiche per arrivare a «possibili evoluzioni del sistema politico». In vista degli incontri della settimana prossima (si comincia martedì con la Lega Nord), il dibattito sulla nuova legge si accende e si riverbera sui rapporti di forza all'interno delle due coalizioni. Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini punta tutto sul sistema tedesco, l'unico, a suo giudizio, in grado di dare al centro «un nuovo protagonismo». Per far capire che non scherza, Casini aggiunge che se fosse mantenuto l'attuale sistema bisognerebbe «stipulare un nuovo patto» tra i partiti del centrodestra. Un patto in cui «ridiscutere di tutto», soprattutto la leadership di Silvio Berlusconi, che, sottolinea Casini, «è un campione del mondo ma non è insostituibile, al pari di altri leader come De Gasperi e Kohl». Trasparente la volontà di Casini di convincere gli altri partiti del centrodestra ad accettare la prospettiva del sistema tedesco. Ma il sistema in vigore a Berlino non convince Forza Italia e An, e nemmeno il leader della Lega Nord Umberto Bossi. Quest'ultimo assicura che la legge elettorale è oggi «la priorità assoluta». Ma il leader del Carroccio ritiene che se si volesse cercare di importare il modello tedesco, si arriverebbe al «caos». Perchè, spiega, per armonizzare la nuova legge al sistema italiano bisognerebbe cambiare anche la Costituzione, con un eccessivo allungamento dei tempi. Meglio allora procedere a pochi aggiustamenti della legge attuale , «quel tanto che serve» per evitare il referendum. In che tempi? Il suo fedelissimo Roberto Maroni fissa una scadenza: quelle delle prossime elezioni amministrative. «Dopo di che ci attrezzeremmo per contrastare il referendum». Prodi, nel frattempo, si prepara alle «consultazioni». Non si sa ancora se nella delegazione di Forza Italia che sarà ricevuta ci sarà anche Silvio Berlusconi. «Decideranno loro», dice il premier. Il suo compito , spiega, è quello di registrare l'opinione dei diversi partiti «sulle prospettive, sui ritmi e sui calendari della riforma». Niente di più. Infatti, spiega Prodi, non ci sarà una proposta del premier o del governo: «Finiti questi incontri orientativi, è chiaro che il problema deve essere trasferito dove è opportuno, cioè nelle aule parlamentari». Dove ci si sta già attrezzando per l'avvio della discussione: un incontro tra i presidenti delle Camere Bertinotti e Marini è in programma per domani mattina. Questa impostazione mette in allarme Forza Italia, dove c'è il sospetto che Prodi, rifiutandosi di discutere dei contenuti della legge, «voglia solo perdere tempo». Polemica nella polemica: all'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi non è andato giù essere definito da Berlusconi come il responsabile dell'attuale meccanismo che ha portato alla quasi paralisi di Palazzo Madama. L'ex capo dello Stato, in un'intervista al Corriere, dice che da parte sua «non ci fu alcuna interferenza» sul governo. Lo smentisce il vice coordinatore azzurro Fabrizio Cicchitto: il Quirinale si mosse «e fu uno dei tanti interventi che Ciampi e Gifuni realizzarono per condizionare il governo Berlusconi».

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