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Hrant Dink aveva denunciato in patria il «genocidio armeno»

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Giornalista dissidente ucciso in Turchia

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Il giornalista, noto in patria per le sue denunce del «genocidio degli armeni», è stato freddato con tre colpi di pistola al collo da un giovane dell'apparente età di 18-19 anni che portava dei jeans ed un cappello bianco. Dink - che era cittadino turco di origini armene - aveva ricevuto recentemente minacce di morte da parte di nazionalisti che lo consideravano un traditore. Era in corso il processo di appello contro la condanna dell'ottobre 2005 sulla base del famigerato articolo 301 che prevede l'offesa all'identità turca. Il giornalista-scrittore era considerato uno degli esponenti di maggior spicco della comunità armena. I leader politici della Turchia hanno condannato l'omicidio di Dink. «È un attacco contro tutti noi, contro la nostra unità, la nostra pace e stabilità. Un attacco contro la libertà di pensiero ed il nostro modo di vivere democratico» ha detto il primo ministro Recep Yayyip Erdogan. Il giornalista era stato processato ed assolto anche per aver affermato in una conferenza nel 2002 che gli armeni sono discriminati in Turchia. «Sono scioccato e rattristato da questo brutale atto di violenza»: ha reagito il commissario europeo all'allargamento Olli Rehn. «Dink era un rispettabile intellettuale che difendeva il suo punto di vista con convinzione contribuendo ad aprire il dibattito pubblico», ha detto Rehn, ricordando che Dink era anche un attivista che si batteva per la libertà di parola in Turchia. Ora l'Unione europea, che non perde occasione per ricordare che si aspetta importanti passi in avanti da Ankara anche nel settore della difesa dei diritti umani e della giustizia, avverte che «confida nelle autorità turche affinchè facciano luce su questo crimine ed aprano un'inchiesta approfondita che conduca i responsabili in prigione». L'uccisione di Hrant Dink rappresenta un altro duro colpo alle aspirazioni turche di far ripartire il processo di adesione all'Unione europea, dopo che la questione dei porti e aeroporti turchi sbarrati a navi e aerei di Cipro ha fatto recentemente arenare una trattativa che ora rischia di restare bloccata per lungo tempo.

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