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Il retroscena

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Invece di metterla dalla parte dell'aeroporto civile, troppo vicino alla città, bastava ampliare la zona all'esterno dove già esiste l'aeroporto militare americano». Mauro Fabris, — capogruppo dell'Udeur alla Camera, politicamente filoamericano e sostenitore del nuovo insediamento — conosce bene il problema perché, oltre ad essere vicentino, è stato anche, fino a pochi anni fa, il presidente dell'aeroporto civile della città. E ha seguito in prima persona tutte le fasi del progetto della nuova base, approvato dal consiglio comunale di Vicenza a maggio del 2006. «Approvato — spiega — ma con soli due voti di scarto perché la maggioranza di centrodestra si è spaccata. Quattro consiglieri, due della Lega e due di Forza Italia, hanno infatti votato contro». Ieri Fabris era proprio a Vicenza con il «comitato per il sì», costituito dai dipendenti della base esistente. «Ma anche loro sanno che — continua — così come è stato progettato il nuovo insediamento porterà solo problemi. Inutile nasconderlo, sarebbe come se a Roma si decidesse di costruire un aeroporto dentro Villa Borghese». «Il progetto — racconta — risale addirittura al 2002, ma per anni nessuno ne ha saputo nulla. A dicembre di quell'anno ha infatti iniziato a lavorarci il comitato per i servizi militari. Ma la decisione finale è stata orientata dalle autorità locali. Che hanno fatto una grossa stupidaggine». Il perché è presto detto. «A Vicenza c'è sempre stata la base militare Usa, da lì sono partiti gli aerei durante l'intervento in Bosnia. I vicentini sono abituati a convivere con i militari. Solo che è stata completamente sbagliata la nuova collocazione. Hanno infatti deciso di costruirla dove adesso si trova l'aeroporto civile, che è molto vicino al centro abitato e a una strada di collegamento con la città. L'aeroporto militare, invece è all'esterno, in una zona dove non dà fastidio a nessuno. Basterebbe scambiare le due aree, lasciando l'aeroporto civile al suo posto, e i problemi sarebbero risolti. Ripeto, i vicentini non hanno nulla contro i militari americani, solo che non vogliono una base militare così attaccata alla città». Un ragionamento che Mauro Fabris tenterà di portare avanti con il Comune di Vicenza, il quale dovrebbe riapprovare in consiglio la nuova destinazione. E dovrà tentare anche una mediazione tra palazzo Chigi e l'ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli, che lo ha cercato disperatamente più volte in questi giorni e lo ha incontrato in due occasioni. «Ho parlato con lui — spiega — e mi ha detto che a questo punto il progetto è molto avanti ed è difficile cambiarlo in corsa. Io però credo che ci siano ancora i tempi sufficienti per cambiare quello che si è rivelato un errore clamoroso del governo locale. Anche perché il progetto contiene una serie di limitazioni, come quello di vietare i voli militari».

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