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Chiti lancia il modello Regioni, sì di Udc e Udeur

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Il ministro spiega che sul Tatarellum ci sono più possibilità di intesa. Forza Italia rimane ancora scettica

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Lo annuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti, nel giorno in cui il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, torna a ribadire la necessità di «sedersi attorno ad un tavolo» sottolineando che la legge elettorale «è un terreno buono» su cui trovare un'intesa. L'annuncio di Chiti arriva durante una trasmissione radiofonica e raccoglie l'apertura dell'Udeur e dell'Udc. «Negli incontri che ho avuto con i rappresentanti delle forze politiche - ha detto Chiti a Radio 24 - si sono trovati dei punti di convergenza sul modello delle Regioni o dei Comuni». Il ministro diessino precisa che il modello cui si riferisce è quello del '95, senza doppio turno e senza elezione diretta, ma con una indicazione formale del presidente del Consiglio. Come avviene per i Consigli regionali sarà poi comunque il Parlamento ad «autorizzare» chi ha vinto a formare il governo. Chiti parla anche della necessità di introdurre la formula della «sfiducia costruttiva» in Costituzione «per equilibrare il ruolo del presidente con quello del Parlamento». La posizione del ministro per i rapporti con il Parlamento non viene respinta da Mauro Fabris, capogruppo dell'Udeur alla Camera e da Lorenzo Cesa, segretario dell'Udc. L'esponente del partito di Mastella ha premesso che la legge elettorale deve essere cambiata in Parlamento e la preferenza dell'Udeur resta per un sistema proporzionale, e ha aggiunto che il referendum «sarebbe un accanimento terapeutico per passare da un bipolarismo che ha fallito ad un bipartitismo che non vogliamo». Tuttavia, su un sistema elettorale come quello delle Regioni e dei Comuni, seppure con qualche correzione, «può esserci una base di intesa: delle convergenze in questo senso si possono trovare senza demagogia e nell'interesse del paese». Anche Cesa ribadisce che i centristi sono per il proporzionale ma spiega che l'ipotesi di adottare anche per il Parlamento un modello simile a quello in vigore per Comuni e Regioni, seppure con delle modifiche, «può essere una soluzione». Il tavolo di discussione deve andare avanti - ha sottolineato - noi siamo disponibili al dialogo e mi auguro che in Parlamento si arrivi ad una soluzione: sulle aperture venute dalle varie forze politiche e registrate da Chiti su un sistema che fa riferimento all'elezione del sindaco o delle regioni con piccole modifiche - ha concluso - alla fine una soluzione si può trovare». Forza Italia non entra nel merito della proposta, ma il coordinatore del partito, Sandro Bondi, chiarisce che FI «non sarebbe contraria a discutere» una correzione della legge elettorale attuale, «rafforzando il sistema dell'alternanza mantenendo le singole identità politiche ma favorendo l'accorpamento tra le maggiori forze». Insomma, ribadisce Bondi, «nessun passo indietro sul bipolarismo», altrimenti «non escludiamo di far pesare tutta la nostra forza al referendum». Un sì alla proposta di Chiti viene dai Verdi, con il capogruppo alla Camera Angelo Bonelli che però stoppa il ministro dei ds su una eventuale ri-correzione della legge dopo la nascita del Partito Democratico e del partito unico del centrodestra. Per Marco Follini, leader dell'Italia di Mezzo «un'intesa sulla legge elettorale senza un'intesa sulla cornice istituzionale rischia di essere una passerella pericolosamente sospesa sul vuoto».

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