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VINCENZO Carbone non ce l'ha fatta.

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Il plenum di Palazzo dei Marescialli, fortemente diviso sul nome del magistrato per la vicenda del suo insegnamento universitario non autorizzato all'Università Federico II di Napoli, lo ha bocciato con dodici voti a favore, dodici contrari e l'astensione di Mario Delli Priscoli, Procuratore generale della Cassazione e «inquisitore» di Carbone per gli aspetti disciplinari originati dall'incarico extragiudiziario. La situazione di stallo che si è venuta a creare ha portato il Presidente della Repubblica a prendere congedo dai consiglieri del Csm con l'augurio di «superare positivamente la difficile situazione che si è venuta a determinare». Mercoledì il Csm discuterà le modalità per riaprire il bando di concorso. Prendendo il timone dell'assemblea - dalle mani di Napolitano - il vicepresidente di Palazzo dei Marescialli, Nicola Mancino, ha richiamato tutti ad «avere a cuore l'accelerazione delle procedure» perché «è opportuno e utile avere la copertura del vertice della Cassazione», non si «può lasciare un tale vuoto ordinamentale». Quella della Suprema Corte è una delle cariche più importanti dello Stato, decisiva - ad esempio e tra l'altro - per la certificazione dei risultati elettorali e per alcuni aspetti della legge Finanziaria. Grande sconfitta di questa battaglia è Unicost (6 consiglieri), la corrente moderata della magistratura che, dall'inizio alla fine, si è battuta per Carbone.

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