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Complice il salotto di Vespa il leader dell'Udc non rinnega le divergenze ma abbassa i toni

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Parola di Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, che nel corso della trasmissione «Porta a Porta», ieri sera, non ha lesinato complimenti all'ex presidente del Consiglio. Casini, rispetto alle recenti divergenze con il leader di Forza Italia, è apparso propenso a un veloce riavvicinamento. A Berlusconi Casini si è detto legato da sentimenti di gratitudine, ma ha anche rivendicato di aver sollevato un problema politico. «Io - ha detto - sono impegnato a dimostrare che c'è diritto di cittadinanza anche per quei moderati che a piazza San Giovanni, a Roma, non erano sul palco». Quanto al «dopo-Berlusconi do per scontato che è già cominciato, è cominciato da ieri con la strategia elettorale delle tre punte. Non so se Fini si sia accorto - ha aggiunto - che abbiamo fatto una campagna elettorale con tre punte». Casini quindi ci ha tenuto a sottolineare che «il sentimento di gratitudine nei confronti di una persona per bene c'è sempre. Però questo non significa che per gratitudine qualcuno mi può far votare una legge che non condivido». «Noi siamo impegnati - ha spiegato Casini - anche per quei moderati che non erano sul palco di San Giovanni. Se avessi voluto succhiare la ruota di Berlusconi sarei stato invece lì». Casini ha in più sottolineato che Berlusconi «ha dato tanto e ha ricevuto tanto. Ora noi siamo impegnati insieme a fare opposizione a questo governo. Io ritengo utile di assumermi le responsabilità di una posizione». Sulla legge elettorale ha detto: «Chi nella mia coalizione, come Fini e Berlusconi, dice che appoggerà il referendum elettorale di Segni, mi deve spiegare con quale coerenza votò qualche mese fa per il proporzionale». È stato un fiume in piena Casini, prendendo impegni precisi per il futuro: «Vorrei dare voce ai moderati. Se si fa il partito democratico, per me si aprirà un'autostrada. Con il sistema elettorale alla tedesca chi sa quante forze di centro, che non vogliono rassegnarsi a convivere con il socialismo europeo, se ne liberano». E ancora: «Se alle Europee otterrò un risultato positivo con il proporzionale allora vorrà dire che la scommessa è vinta; se si verificherà il contrario dirò che sono stato sconfitto, non dico che andrò a casa, ma certamente lascio la responsabilità di condurre questa politica a qualcun'altro. Tornerò ad essere uno dei 600 parlamentari». E poi Casini ha parlato anche del leader della parte opposta e oggi presidente del Consiglio: «Non so se erano organizzati - ha detto riferendosi alla salva di fischi che ha accolto Prodi a Bologna - ma sicuramente sono la spia di un malessere reale che c'è nel Paese, sono la punta di un iceberg, dell'insoddisfazione reale che c'è nel Paese e che la sinistra non può far finta di non vedere». Casini ha parlato anche dei rapporti tra Stato e Chiesa: «Siamo uno stato laico fondato sulla libertà, cerchiamo di essere laici e consentiamo di dare alla Chiesa la possibilità di emettere un giudizio sul tema delle unioni civili». «Se Bertinotti non si fosse indignato sarebbe stato meglio», ha detto poi commentando le parole del presidente della Camera che ha criticato le parole usate dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Consiglio Vaticano per la famiglia a proposito dei pacs, definiti come «un capriccio». «Le parole del cardinale hanno diritto di cittadinanza - ha affermato Casini - e devono avere il rispetto di tutti». Sui pacs Casini è stato chiaro: «In Parlamento mi auguro che ci sia un dialogo con gli amici della Margherita, come Binetti e Bobba, per realizzare una convergenza contro una deriva zapaterista». Ha aggiunto che da parte sua non c'è nessuna volontà di discriminare le coppie di fatto, anche omosessuali, sui diritti individuali, ma, ha sottolineato che «i parallelismi fra la famiglia e le coppie di fatto siano sbagliati ed estranei a quello che sentono gli italiani». «Di cos'altro dovrebbe parlare la Chiesa se non di questo - ha concluso Casini- dovrebbe parlare forse delle agevolazioni sulle rottamazioni?».

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