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Bertinotti-Napolitano: «Regole da cambiare»

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Il Capo dello Stato e il presidente della Camera: mai più Finanziarie «monstre»

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Ma l'appello, arrivato quando l'opposizione ha ritirato parte dei suoi 4.000 emendamenti e il governo ha presentato la fiducia su un testo da 826 commi, viene raccolto prima dal governo, poi dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La modifica della procedura di bilancio è uno dei temi che salgono all'attenzione proprio mentre si tirano le fila del dibattito. Durante la sua audizione alla Camera, il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa aveva manifestato la stessa esigenza. Anche l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini lo ha detto ieri chiaramente ribadendo un'esigenza che aveva sollevato proprio quando, durante il voto finale della Manovra, dallo scranno più alto della Camera aveva chiesto modifiche. Ma in un'intera legislatura non è stato possibile approvare un provvedimento di riforma all'esame del Senato, che invece è rimasto impantanato nella palude parlamentare. La novità è però che ora a chiedere la riforma sono all'unisono i vertici del Parlamento, il governo e il Quirinale. Bertinotti, nel leggere la valutazione di ammissibilità del maxi-emendamento, ha constatato che «l'inadeguatezza» del regolamento parlamentare «malgrado tutti i tentativi di conciliare un sostanziale rispetto del termine per la conclusione della sessione di bilancio con l'esigenza, altrettanto irrinunciabile, di conseguire un approfondito dibattito ed un adeguato confronto politico». Questa contraddizione è stata portata «alle estreme conseguenze», ha aggiunto, tanto che «non è più procrastinabile un intervento per rendere coerenti le procedure parlamentari con l'esigenza di contenuto della manovra Finanziaria ed assicurare che l'impostazione dei documenti di bilancio sia compatibile con l'iter parlamentare ordinato ed efficace». Bertinotti ha spiegato quindi che «saranno attivate tutte le sedi competenti» per «una riflessione che porti ad un percorso di riforma condiviso sia per la legge di contabilità generale dello Stato sia per le procedure parlamentari di bilanci». A stretto giro di posta anche il Governo si è detto d'accordo. «Una sessione di bilancio che dura da giugno, con il Decreto di programmazione economica e finanziaria, a dicembre con l'approvazione della Finanziaria non è normale, non c'è in nessun altro Paese», ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, spiegando che «il governo darà il suo contributo a quella ricerca di riforme annunciata». «Avevo riflettuto — ha aggiunto Chiti — sul perché negli anni precedenti una maggioranza più forte della nostra avesse dovuto mettere per più volte la fiducia. L'ho capito adesso, in questi giorni». Sul tema è intervenuto ufficialmente anche il Quirinale per dire che il presidente Napolitano «condivide le considerazioni conclusive del presidente Fausto Bertinotti sulla esigenza di una revisione sia della disciplina legislativa degli strumenti di bilancio, sia della disciplina regolamentare dell'esame da parte delle Camere». Questo per «superare insufficienze e distorsioni, ripetutamente manifestatesi nel corso degli anni, di garantire il pieno ed effettivo rispetto delle prerogative del Parlamento de del governo». Come dire: per la riforma delle finanziarie «monstre» il tempo è oramai maturo.

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