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«Soldi alla famiglia», è panico

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È domenica notte. La Camera dei deputati ha appena licenziato l'articolo 6 della Finanziaria. Ne mancano altri duecento. L'onorevole Daniela Santanchè propone un «fondo famiglia» a carico delle banche. Si tratta di un articolo aggiuntivo. Di quelli che, in gergo, si chiamano «Robin hood», perché tolgono ai ricchi per dare ai poveri. L'esponente di Alleanza Nazionale ricorda che «alcuni partiti della maggioranza hanno preparato manifesti dove sono raffigurati panfili e dove è scritto che anche i ricchi devono piangere». Che piangano sul serio, allora. Santanchè incassa il plauso dei colleghi di Forza Italia Domenico Di Virgilio, Jole Santelli, Guido Corsetto e del leghista Roberto Cota. Vogliono tutti sottoscrivere la sua proposta. La maggioranza rumoreggia. Maria Leddi Maiola, deputata della Margherita, la butta sul tecnico: «Qui c'è un vizio di fondo. Le Fondazioni sono soggetti di diritto privato. E lo Stato non può costringerli a erogare le proprie risorse». «E allora spiegami — urla Lucio Barani del Gruppo Dc-Psi — perché alle aziende private il trattamento di fine rapporto lo possiamo togliere». Applausi dell'opposizione. L'Unione non raccoglie. È tardi. Il governo non vuole grane e lascia che la maggioranza bocci la proposta Santanchè. La deputata di An però non molla. Nel fascicolo degli emendamenti c'è un altro suo articolo aggiuntivo. Ancora dal taglio redistributivo. Santanché prevede di nuovo un contributo di solidarietà a carico delle Fondazioni bancarie. Stavolta, però, in favore degli incapienti. Coloro cioè che hanno un reddito talmente basso da non presentare alcuna dichiarazione. Il meccanismo parlamentare si inceppa di nuovo. Alfiero Grandi, sottosegretario all'Economia, tenta una mediazione. «È possibile che il governo accetti un ordine del giorno che affronti l'argomento. In un altro modo però». Sono le ventitré passate. Se va avanti di questo passo ci vorrà un mese per approvare tutti gli articoli della legge finanziaria. Grandi, anche se non rinuncia alla stoccata («il governo di centrodestra ha avuto cinque anni per pensare agli incapienti») prova a quagliare: «L'argomento esiste. Parlare di Fondazioni, del loro ruolo, della loro destinazione e finalità è questione che faremo a tempo debito, in altra sede». La deputata di An lascia correre. Ritira l'articolo e annuncia la presentazione di un ordine del giorno. Alla fine, data l'ora e la situazione, è quasi una risultato pieno.

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