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di NICOLA IMBERTI CI sarà pure un motivo se il vicepremier Massimo D'Alema ha descritto la Finanziaria ...

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Non passa giorno, infatti, senza che ministri o esponenti della maggioranza si alzino in piedi per denunciare i tagli troppo onerosi subiti da questo o da quel settore costringendo il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa agli straordinari. E, anche se la volontà del Governo sembra essere quella di riuscire ad approvare la Manovra senza porre la fiducia (per questo motivo la Camera lavorerà oggi fino alle 13.30 e domani dalle 20 alle 24), i malumori all'interno dell'Unione sembrano essere ancora molti. E non è escluso che, alla fine, per non correre sorprese, l'esecutivo decida di mettere comunque la fiducia. «L'accordo complessivo c'è fino all'articolo 30 - dice un esponente della maggioranza - sugli altri articoli stiamo discutendo. In molti pensano che i 600 milioni trovati da Padoa Schioppa siano pochi, ma alla fine troveremo una soluzione, anche perché un accordo è necessario». I nodi in sospeso sembrano essere sempre gli stessi: giustizia, sicurezza e ricerca. Al momento le uniche risorse sicure sono, però, quelle sulla sicurezza. Nella Finanziaria, infatti, ci saranno 232 milioni di euro in più per il triennio 2007-2009. L'intesa raggiunta con il ministero dell'Economia prevede, inoltre, la creazione di un fondo speciale per il ministero dell'Interno di 130 milioni di euro. Se Amato «ride», «piange» Fabio Mussi che non ha ancora ottenuto garanzie sui fondi aggiuntivi per Università e ricerca. Dopo l'allarme lanciato giovedì dai rettori, ieri sono scesi in campo i presidenti dei principali enti di ricerca del Miur secondo i quali i tagli previsti dalla Manovra (circa 300 milioni di euro) influiranno per il 60% sulla loro attività. Durissimo il giudizio del premio Nobel Carlo Rubbia: «Io non ho mai visto nella storia della ricerca, e la mia è stata una storia molto lunga, un numero così alto di scelte irrazionali». Insomma, il mondo dell'Università e della ricerca è in rivolta ma, per il momento, dal governo e dalla maggioranza arrivano soltanto rassicurazioni. Le stesse che avrebbe ricevuto il ministro Mussi al quale sarebbe stata prospettata la possibilità di inserire i fondi per la Ricerca nel passaggio della Finanziaria al Senato. In attesa di vedere cosa accadrà, il ministro incassa l'appoggio convinto di numerosi esponenti della maggioranza. Anche il ministro dello Sviluppo Economico Pier Luigi Bersani, i cui interventi sull'Universtià erano stati pesantemente criticati da Mussi, si è detto d'accordo per «una soluzione che in sede parlamentare trovasse le condizioni di un miglior equilibrio a vantaggio delle università». L'unico che ancora non ne vuole sapere sembra essere però lo stesso Padoa Schioppa. Il ministro, parlando all'Università di Chieti, si è detto convinto che la legge Finanziaria, che «riapre posizioni per i ricercatori» e «destina più fondi alla ricerca», «ponga le premesse per poter migliorare» l'Università. Poi ha esortato indirettamente i rettori a «risparmiare», tagliando gli sprechi. Parole che scatenano la reazione di Mussi: «Che nell'anno del risanamentosi lesini sulle risorse è inevitabile, che si operi un massiccio definanziamento è un azzardo sul futuro». E, mentre continua il braccio di ferro tra Mussi (che è sempre pronto ad usare la carte delle dimissioni) e Padoa Schioppa, nel «suk arabo» si aprono altri fronti. In consiglio dei ministri Pecoraro e Di Pietro si beccano sul Mose di Venezia, Prodi mette ai voti: vince l'ex pm 20 a 3. E non è finita. Il viceministro agli Esteri Patrizia Sentinelli (Prc) ha infatti denunciato la riduzione delle risorse al proprio ministero e, in particolare, il taglio di 48 milioni di euro alla cooperazione allo sviluppo. Un'altra «gatta da pelare» per Padoa Schioppa. In attesa delle prossime richieste.

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