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di MAURIZIO GALLO TRE ANNI fa era stato un fulmine in Svizzera, l'altra sera una nave da crociera in Germania.

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Al buio, al freddo, a piedi. Nel timore che l'incubo del settembre 2003 potesse ripetersi e nell'incertezza ormai radicata dei limiti del nostro sistema energetico, un gigante dai fragili piedi d'argilla. Il «fantasma» del blak-out è tornato. Questa volta non per un'intera notte, ma soltanto per una manciata di minuti. E l'Italia ha retto bene il colpo. Malgrado ciò, l'episodio ha riportato alla ribalta le polemiche sulle fonti di energia e sulla necessità di coordinare la loro gestione. Sono le 21,30 di sabato. Il distributore tedesco di energia Eon disconnette una rete ad alta tensione durante il passaggio sul fiume Ems della «Norvegian Pearl», una nave da crociera appena uscita dai cantieri navali. Il rischio è che il transatlantico da 2400 passeggeri urti l'elettrodotto che corre lungo il confine con l'Olanda. Il distacco provoca un sovraccarico delle condotte nella Germania nord-occidentale. I dirigenti della Eon, però, fanno notare che operazioni simili avvengono almeno due volte all'anno. E un contributo al black-out potrebbe essere giunto dagli impianti eolici nella regione del Nordreno-Vestfalia. «Sabato c'è stata una forte immissione di corrente elettrica eolica ma sembra che non sia stata adeguatamente ridotta quella prodotta da altre fonti e, in coincidenza con questo adeguamento, potrebbe essere avvenuto un errore», ha spiegato il ministro regionale dell'Energia. L'errore ha un effetto a catena in buona parte d'Europa. A pagarne le conseguenze più pesanti è la Francia, che pure dispone di impianti autosufficienti. Ma la rete è interconnessa e nessuno può sentirsi al sicuro. Sono le 22,10 quando, a partire dalla Germania, le luci si spengono per cinque milioni di francesi e per altri cinque milioni di cittadini europei. L'immensa «ombra nera» sfiora l'Italia e arriva a lambire perfino la Puglia. A Torino in 100 mila restano senza corrente. Si rischia il black-out totale. Il fantasma del 2003 ritorna, con l'aggravante del gelo improvviso che in questi ultimi giorni ha stretto in una morsa di ghiaccio il Vecchio Continente. Il sistema italiano, però, regge. Appena scatta l'allarme sul suolo tedesco - spiegano da Terna, la società che gestisce la rete - il sistema italiano taglia automaticamente 1300 megawatt di potenza ai clienti «interrompibili», quelli che hanno tariffe agevolate. Partono i distacchi a macchia di leopardo e, nello stesso tempo, entra in servizio la cosiddetta «riserva fredda», rappresentata dalle centrali che restano accese ma non in produzione per sopperire a cali repentini dell'offerta. I disagi durano meno di 60 minuti. Questa la cronaca. Ma che fare per scongiurare nuovi black-out? Prodi chiede un'Autorità Ue di coordinamento, l'opposizione nuove centrali e nuovi gasdotti. Gli ambientalisti puntano sulle energie rinnovabili. Carlo Bollino, presidente del Grtn, oggi soppiantato da Terna, non ha dubbi: «Potenziare la ricerca scientifica e aumentare gli ingegneri che traducano in applicazione il lavoro degli scienziati, riducendo la burocrazia». È questa l'unica strada, spiega, per migliorare la sicurezza energetica dell'Europa. Ma l'incubo del black-out, paradosso di una società ad alta tecnologia e contemporaneamente ad alto rischio, rimane.

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