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Piccole industrie: «È inaccettabile»

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Il mondo delle piccole e medie imprese che ha nel Tfr una delle fonti principali di finanziamento, è in subbuglio. «Saremo fermissimi, non intendiamo cedere - ribadisce Morandini - è assurdo che il governo decida di utilizzare i soldi dei nostri lavoratori per ripianare i conti della manovra. Invece di pensare al Tfr - prosegue - il governo avrebbe dovuto ascoltare la voce della piccola industria: sono mesi che chiediamo di ragionare su tre misure che sono le rivalutazioni, gli ammortamenti, le spese di rappresentanza. E non mi vengano a dire che non trovano le risorse: noi in azienda, le coperture alle nuove tasse le dobbiamo trovare sempre, con un problema in più: dobbiamo pure trovare il modo di rimanere competitivi sui mercati, perchè altrimenti non facciamo bilancio». «È un vero peccato - chiude amareggiato Morandini - che nessuno si renda conto che vittoria sarebbe per il paese scegliere di puntare su di noi». «Sarà un grave colpo per il tessuto economico del Lazio» incalza Gori sottolineando che sono oltre 285 mila le piccole e medie imprese e rappresentano il 99,9% del tessuto locale a fronte di 381 grandi imprese. «Le aziende che lavorano con l'amministrazione pubblica sono alle prese con i ritardi dei pagamenti e quindi da una parte si rivolgono alle banche e dall'altra contano sul Tfr». Gori poi sottolinea che con il prelievo del Tfr, «di fatto si annullano i vantaggi del cuneo fiscale. Per non parlare dell'aumento dell'Irap che graverà sulle regioni che hanno sforato il tetto della spesa sanitaria». E aggiunge: «Sia chiaro, i soldi del Tfr non sono mai stati delle imprese ma si lasciava ai lavoratori la libertà di disporne come voleva. Ora c'è un ruolo autoritario dello Stato che decide cosa fare dei soldi dei lavoratori». L.D.P.

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