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Audizione di Pollari al Copaco

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Scajola: «Il governo deve chiarire sul segreto di Stato per Abu Omar»

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Tre ore in cui Pollari avrebbe ribadito la linea difensiva già esposta e si sarebbe trincerato, in alcune occasioni, dietro il segreto di Stato. Proprio per questo, al termine dell'audizione, il presidente del Copaco Claudio Scajola ha annunciato che la Commissione ascolterà il Governo «perché possa chiarire, in particolare, sul segreto di Stato». Per quanto riguarda Pollari, Scajola ha detto che dal direttore del Sismi, «sono arrivate risposte esaurienti per cogliere gli elementi della vicenda», anche se, ha aggiunto, alcune di esse «sono sembrate discordanti da altri elementi emersi dalle indagini». Il compito svolto dalle forze dell'ordine e dai servizi di Intelligence, ha riferito Scajola «è fondamentale per la sicurezza del paese. I servizi hanno avuto un ruolo molto positivo in tante situazioni, anche con risultati tangibili ed il sacrificio di persone (si veda il caso di Nicola Calipari). Certo è che vi sono zone d'ombra che vanno chiarite». Un giudizio opposto da quello espresso dal suo vice, il diessino Massimo Brutti, che ha parlato di «comportamenti istituzionalmente riprovevoli» da parte di «persone dell'intelligence». Commentando le parole di Brutti, Scajola si è limitato ad osservare che «il Governo potrà chiarire» aggiungendo però, di essere «contro ogni affrettata dichiarazione». Quanto poi alle eventuali richieste di dimissioni di Pollari, il presidente del Copaco ha osservato che «compito del presidente del Consiglio è l'alta responsabilità politica sui Servizi e quindi spetta a lui una valutazione». Ma le dichiarazioni di Brutti non sono piaciute ai senatori Alfredo Mantovano (An) e Sergio De Gregorio. Secondo Mantovano «è in gioco la continuità istituzionale in un quadro difficile sul piano internazionale: delegittimare i vertici dell'intelligence non è positivo». Del resto, ha spiegato il senatore, «in una vicenda così complessa ed articolata, ancora al vaglio degli organi giudiziari, che non hanno portato a provvedimenti di rinvio a giudizio, si scontrano due esigenze: da un lato quella di ciascun indagato di difendere se stesso nel modo più completo; dall'altro, non bisogna mettere a repentaglio al sicurezza del Paese disvelando ciò che è coperto da segreto di Stato». Più duro il presidente della Commissione Difesa di Palazzo Madama Sergio De Gregorio. «Con sorprendente immediatezza e con formule a dir poco sommarie e politicamente inquietanti verso un'istituzione che si è conquistata sul campo grandi meriti per la comunità internazionale - ha detto -, sconcerta come il senatore Brutti esprima individualmente giudizi di valore aprioristici e immotivati». Intanto, mentre si attende l'audizione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Micheli che potrà chiarire il nodo del segreto di Stato, il Copaco si appresta ad entrare nel merito della vicenda Telecom. Scajola ha infatti annunciato che la prossima settimana verranno ascoltate «tutte le società di telefonia per cercare di cogliere come avviene il sistema delle intercettazioni». Il 5 ottobre toccherà al presidente di Telecom Guido Rossi. Mentre è ormai certo che il Copaco chiederà di svolgere l'inchiesta sulle intercettazioni al posto di una commissione parlamentare ad hoc.

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