Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Rifondazione preme per elevare le imposte sul ceto medio

default_image

  • a
  • a
  • a

A tre giorni dal varo, la Finanziaria è ancora in alto mare con il governo alla ricerca della quadratura del cerchio strattonato dai «cespugli», Rifondazione, Comunisti e Verdi, che denunciano il rapporto privilegiato tra Palazzo Chigi e Ds e Margherita. Ieri la circolazione di alcune bozze della manovra che indicavano tagli alla pubblica amministrazione, alla scuola e alla sanità, l'introduzione dei ticket, hanno messo in allarme Rifondazione che si è precipitato a Palazzo Chigi per avere chiarimenti. Il ministero dell'Economia nel frattempo diramava l'ennesima smentita sperando di abbassare la tensione mentre anche il ministro del Lavoro Damiano definiva prive di fondamento le ipotesi di un accorpamento dei vari enti previdenziali (Inps, Inpdap, Ipost, Enpals e Ipsema) nel neo Inpu. Smentite anche dal ministro Fioroni sui tagli alla scuola. Le ipotesi circolate parlano di un vigoroso giro di vite alla pubblica aministrazione che sarebbe chiamata a fare una cura dimagrante riducendo le spese finanche quelle sulle fotocopie e i fax. Ecco quindi una riduzione del 10% degli organici a livello dirigenziale, taglio del 6% delle spese, soppressione di enti inutili e tetto alle assunzioni nel limite del 20% della spesa sostenuta nell'anno precedente per le cessazioni di rapporti di lavoro. Ma il pacchetto più corposo riguarda il fisco. Ed qui che nella maggioranza le tensioni si appianano nella convinzione che se tagliare sarà difficile, meno problematico invece sarà usare la leva fiscale. Così ieri il ministro Ferrero di Rifondazione ha rilanciato la richiesta di un'aliquota al 45% per i redditi superiori ai 70 mila euro. Sempre Rifondazione preme per aumentare la tassazion delle rendite finanziarie e rintrodurre la tassa sulle successioni. Ma vediamo nel dettaglio quali potrebbero essere i cambiamenti. Potrebbe esserci una rimodulazione delle aliquote intermedie e l'arrivo delle detrazioni alleggerirà l'Irpef sui contribuenti che guadagnano meno di 35.000-40.000 euro. Le ultime ipotesi di lavoro prevedono anche un deciso rafforzamento degli assegni familiari che arriverebbero fino a 4.400 euro per una famiglia di tre figli con 12.500 euro di reddito. Per ora si tratta solo di ipotesi sul tavolo, in particolare proprio per quanto riguarda la modifica delle aliquote. Per l'Irpef ritornano le detrazioni per lavoro e pensioni, insieme a quelle per i figli e i familiari a carico. Ma contemporaneamente verrebbero ridefiniti scaglioni e aliquote Irpef. Di certo non verrebbe toccata l'aliquota minima al 23%. Anche la riduzione di un solo punto, infatti, diventerebbe davvero onerosa. Le riduzioni sui redditi più bassi (e sugli incapienti) verrebbero realizzate proprio con gli sconti fiscali e con il potenziamento degli assegni familiari. Gli ultimi calcoli sono invece ancora in corso per gli scaglioni di reddito intermedi, ora tassati al 33 e al 39%. Una delle possibilità sul tappeto prevederebbe una riduzione al 27 e al 38%. Un'ulteriore valutazione è in corso per l'introduzione di una quinta aliquota intermedia tra il 38 e il 43-45%. L'attuale aliquota del 43% dovrebbe invece partire dai redditi superiori ai 70.000 euro (contro i 100.000 euro attuali) ma Ferrero chiede che sia al 45%. Il secondo canale per la redistribuzione del reddito, in favore soprattutto dei meno abbienti, è il rafforzamento degli assegni familiari. Attualmente, per una famiglia di cinque persone e un reddito sotto i 12.500 euro l'assegno è di 358 euro. In una delle ipotesi valutate dai tecnici delle Finanze, questo importo salirebbe fino a 4.400 euro, con l'effetto concreto di aumentare di un terzo il reddito disponibile per le famiglie più povere. E questo con aiuti monetari reali e non con sconti fiscali.

Dai blog