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L'ex magistrato presente in Aula fin dall'inizio della seduta Quando arriva Mastella l'opposizione grida: «Bacio, bacio!»

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30.Alla Camera riprende la discussione del provvedimento sull'indulto e, nonostante i banchi del governo siano praticamente vuoti, il ministro delle Infrastrutture è lì, presente. Chi non c'è, invece, è il suo «nemico» Clemente Mastella che, ancora una volta, sceglie di non presentarsi per non alimentare polemiche. Stavolta, però, è diverso. C'è il voto finale e così, poco prima delle 10, Mastella fa il suo ingresso in Aula. La Cdl lo accoglie con uno scrosciante applauso. Il ministro della Giustizia si accomoda accanto a Fioroni mentre sei sedie più in là Di Pietro fa finta di niente. Il gelo tra i due non sfugge all'Aula e così, dai banchi di An, si alza il grido «Bacio, bacio!». Gli sguardi si incrociano per la prima volta, l'ex pm accenna un sorriso, Mastella non risponde. Intorno alle dieci e quarantacinque Mastella prende la parola. «Non posso accettare - esordisce - che chi è contro l'indulto venga considerato moralmente in regola e chi è a favore no...». L'intero emiciclo si scioglie in un caloroso applauso mentre Di Pietro, testa china, fa finta di niente e scrive. Mastella è un fiume in piena. Il Guardasigilli ricorda quando applaudì il Papa a Montecitorio e difende il provvedimento di clemenza. «Non stiamo facendo nessun inciucio - dichiara - ma stiamo facendo un gesto nobile, di clemenza verso i detenuti. Ora mi assenterò qualche minuto perché devo andare a votare al Senato. Ma tra poco ritorno». Ancora applausi. Di Pietro continua a far finta di niente. Il ministro della Infrastrutture abbandona per qualche minuto l'Aula e, appena esce in Transatlantico, viene assediato dai giornalisti. «Ho sentito le parole di Mastella - dice -. Torno a ripetere che ho rispetto per quello che ha detto ma non condivido niente perchè l'indulto così formulato assicura l'impunità per corruttori e falsificatori di bilancio». Il vero «giallo», però, è quello che va in scena pochi minuti più tardi. Di Pietro è assente e il capogruppo di An Ignazio La Russa prende la parola per chiedere spiegazioni sul fatto che, sul proprio sito, il ministro avrebbe pubblicato, voto per voto, come si erano espressi i deputati sull'indulto. La platea si infiamma. Il presidente dei deputati dell'Ulivo Dario Franceschini invita ad affrontare la questione in un momento successivo. Il presidente Bertinotti prende la parola e dichiara che quello che è stato denunciato, se verificato, «è deplorevole». Dai banchi dell'opposizione parte una vera e propria standing ovation. Mentre anche parte della maggioranza applaude. Al suo ritorno in Aula Di Pietro si difende e attacca: «Voglio credere che si tratti solo di un equivoco. Sarebbe deplorevole, infatti, l'affermazione del presidente della Camera qualora davvero egli pensasse di censurare l'organo di informazione ufficiale di un partito. Se dovesse essere confermata una censura del genere l'Idv ne farebbe una questione di fiducia politica non scevra da conseguenze per questa maggioranza». È l'ultima schermaglia prima del rush finale. I banchi del governo cominciano lentamente a riempirsi. Arrivano Romano Prodi, Massimo D'Alema, Francesco Rutelli. Torna Clemente Mastella mentre Di Pietro, come aveva già fatto nei giorni scorsi, continua a fare la spola tra le sedie dei ministri e quelle dei parlamentari dell'Idv. È l'ora del voto. Bertinotti non ha ancora pronunciato la frase di circostanza «la Camera approva» che Di Pietro è già in piazza Montecitorio dove, da tre giorni, il suo partito è in assemblea permanente. «Hanno votato un indulto per i corrotti, i corruttori e per il voto di scambio ai mafiosi - commenta -. Ma c'è la stragrande maggioranza dei cittadini che ritiene ingiustificato il provvedimento». Il ministro è convinto che, per l'Idv, si tratti di «un grande successo» e declina l'invito di chi lo vorrebbe dimissionario («mi sembra un pò troppo»). L'ultimo pensiero Di Pietro lo dedica al prossimo passaggio parlamentare: «Anche al Senato faremo una battaglia fino all'ultimo voto». Tonino non molla.

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