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di DARIO CASELLI «ACCORDO su sette, otto punti del decreto e ritiro degli emendamenti».

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Un'offerta che sa più di provocazione perché, come continua il capogruppo di An a Palazzo Madama, «la nostra proposta non troverà riscontro nella maggioranza, ma è importante che si sappia che siamo disponibili a trattare». Ma dalla maggioranza non giungono ipotesi di dialogo e l'annuncio da parte del Ministro Chiti di una possibile fiducia non promette nulla di buono. E allora An si prepara allo scontro con Mario Baldassarri, ex viceministro all'Economia, che rilancia: «Il decreto Visco-Bersani è un falso in atto pubblico per una ragione tecnica: non ci sono le ragioni di urgenza per varare questo decreto. Infatti gli effetti per circa 5/6 miliardi di euro si produrranno a partire dal 2007-2008 e non nell'anno in corso. Quindi non si può parlare di necessità». Ma per Baldassarri il decreto nasconde anche un «falso politico» visto che «solo per il tredici per cento si tratta di un provvedimento di liberalizzazione fatto da Bersani e che colpisce i piccoli settori. Per la restante parte, il 60 per cento è una manovra fiscale voluta da Visco, per il 20 per cento un intervento di contenimento di spesa deciso da Padoa Schioppa e per il 5 per cento il finanziamento di alcune infrastrutture del Ministro Di Pietro». Ma l'affondo di An arriva anche dal Parlamento Europeo con l'eurodeputata Roberta Angelilli con una petizione contro il decreto Bersani. «Chiedo - spiega l'Angelilli - al Presidente del Consiglio Europeo di verificare se il decreto sia conforme alla normativa comunitaria». Infatti per l'europarlamentare di An «aver deciso per i professionisti la retribuzione attraverso conti correnti e bonifichi per somme superiori ai cento euro nei fatti significa limitare la circolazione della moneta. Una situazione che imponeva al Governo di chiedere preventivamente il parere dell'Unione Europea, cosa che fino ad ora non è stata fatta».

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