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Galeotta fu la scalata all'«impero» Rcs

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Le Fiamme gialle lo hanno prelevato su ordine della Procura capitolina in una delle sedi della sua società, la Magiste, in viale Regina Margherita, a Roma, subito dopo il suo rientro dalle vacanze di Pasqua, trascorse a Ischia, insieme con la moglie Anna Falchi. Per arrivare all'arresto dell'immobiliarista sarebbero state determinanti alcune intercettazioni telefoniche. Ricucci è stato portato nel carcere romano di Regina Coeli. In manette con Ricucci un ex colonnello dell'esercito, Vincenzo Tavano, un brigadiere della Guardia di Finanza, Luigi Leccese, e un imprenditore, Tommaso Di Lernia. I tre sono finiti in prigione con le accuse di rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento. Secondo le ipotesi dei magistrati Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini, l'immobiliarista stava tentando di compiere operazioni illecite nel ricollocamento del pacchetto di quote Rcs in suo possesso (il 14%), attualmente in pegno alla Banca popolare italiana. Secondo la Procura romana, due società fittizie che facevano capo a Ricucci, contando su finanziamenti provenienti da una banca di New York e un istituto di credito olandese, avrebbero dovuto acquistare azioni Rcs a un prezzo più alto di quello effettivo, facendo così lievitare il valore generale del titolo. In questo modo l'immobiliarista avrebbe potuto ricollocare sul mercato il pacchetto in suo possesso a un prezzo più alto ed estinguere il debito di oltre 700 milioni di euro che aveva con la Bpi. Il suo progetto, però, sarebbe saltato perché tutte le conversazioni telefoniche di Ricucci erano da tempo all'attenzione delle Fiamme Gialle. Secondo quanto accertato, era il finanziere Leccese a raccogliere le informazioni sulle indagini, soprattutto dando soffiate sulle perquisizioni che il nucleo valutario della GdF ha eseguito nelle sedi della Magiste in questi mesi. Leccese passava poi le informazioni a Tavano che aveva il compito di avvertire Di Lernia, l'impreditore. Secondo fonti giudiziarie quest'ultimo avrebbe parlato al telefono, un cellulare che gli arrestati definivano nelle intercettazioni «sicuro», con Gargiulo, braccio destra dell'immobiliarista, e con lo stesso Ricucci. Oltre al reato di aggiotaggio, gli è stato contestata anche l'ipotesi di reato di false fatturazioni e occultamento di scritture contabili. Quest'ultima accusa riguarda le false scritture contabili emesse dalla società «Il Corso», che avrebbe fatto un falso sgombero dell'immobile di via Lima, nel quartiere Parioli a Roma, oggetto di una compravendita tra lo stesso Ricucci e l'ex presidente di Confcommercio Sergio Billè. Indagato per appropriazione indebita dalla procura di Roma, proprio per la compravendita del palazzo.

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