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E Veltroni prova la mediazione impossibile

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Il sindaco: «Una soluzione c'è». Già un anno fa riuscì a siglare un accordo «storico» sui taxi

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Eppure, Walter Veltroni si afferma sempre più come punto di riferimento nazionale della complessa compagine del centrosinistra. Il suo «Modello Roma» è riuscito a mettere insieme idee, culture, movimenti altrimenti antagonisti. È riuscito a chiudere un accordo considerato «storico» proprio con quelle stesse categorie di tassisti che in questi giorni hanno messo in ginocchio le maggiori città italiane. Un accordo ragionato, quello dell'amministrazione capitolina, frutto di una concertazione durata due anni e siglato proprio nel luglio scorso, con qualche contestazione, certamente, ma limitata alle stanze del Campidoglio. Anche Francesco Rutelli provò a contrattare nuove regole con i tassisti ma il risultato fu assai diverso: 40 giorni di sciopero e una liberalizzazione dei turni approvata solo sulla carta. E ancora oggi, quando la liberalizzazione delle licenze taxi prevista del decreto Bersani fa rievocare quell'autunno del 1998, quando le auto bianche paralizzarono la Capitale, Veltroni si pone come mediatore d'eccellenza. «Ho qualche idea per la soluzione della questione dei taxi - ha sostenuto ieri - idee che porteremo sul tavolo dell'incontro per il quale ci siamo riservatamente spesi nel corso dei giorni passati». Parole non dette, infatti, ma certamente pensate nei corridoi dei Comuni amministrati dal centrosinistra. Il Decreto Bersani colpisce curiosamente proprio quegli Enti locali ai quali non è stata data la possibilità né di interloquire con il Governo né di sapere con anticipo la mossa di Bersani che avrebbe provocato disagi e contestazioni. Un confronto, quello tra i sindaci e il Governo, divenuto inevitabile, pure se tardivo. «L'obiettivo - suggerisce Veltroni - deve essere quello di ampliare il servizio per garantire ai cittadini la possibilità di muoversi nelle città e quello di tutelare e rispettare il ruolo e la dignità dei tassisti. In questo senso - ha sottolineato - l'iniziativa del governo accompagnata ad una discussione e una concertazione con le categorie potrà portare a risultati positivi». Ci sarà dunque un incontro al vertice, probabilmente in sede Anci, con gli occhi puntati proprio sul sindaco capitolino, che ha già dato prova di riuscire a trovare soluzioni anche laddove sembravano impossibili. Sui taxi, appunto, ma anche sull'Ici. Battendo sui tempi colleghi comunali e nazionali, è riuscito ad abbassare l'imposta sulla prima casa. Ma non solo «ancora di salvezza» del popolo degli amministratori di centrosinistra. Veltroni è sempre più la figura vincente per dare forma e vita al Partito democratico. E forse lui ne è consapevole. In un'intervista rilasciata ad un settimanale scioglie le riserve «istituzionali» e abbandonando il ruolo di sindaco, sostiene: «Il partito democratico è un supporto fondamentale alla stabilità politica. Questa è la constatazione della realtà. Questo - afferma Veltroni - è l'ultimo treno che ci passa davanti. Il primo lo abbiamo perso nel '96, dieci anni fa, dopo la clamorosa vittoria elettorale di Prodi; adesso il film si ripete, ma una terza occasione non ci sarà». E va oltre il sindaco di Roma, disegnando un futuro del nuovo partito inevitabilmente inserito in un contesto internazionale. «Serve lo scatto in avanti - sostiene - perché il recinto dell'attuale partito socialista europeo è troppo stretto, il Pse non è il partito di Blair, la famiglia più importante del riformismo. Da tempo penso che debba allargare i suoi confini anche ad altre culture. Serve un partito dei democratici e dei socialisti, che apra le porte anche agli americani. Una casa aperta, magari con due grandi dirigenti internazionali: presidente Nelson Mandela e segretario generale Bill Clinton». Eppure sulla poltrona più alta del partito democratico, soprattutto nelle sue aspirazioni internazionali, c'è chi ci vede proprio lui. Difficile credere che Veltroni finisca la sua carriera politica sul Colle capitolino, probabile invece che la sua esperienza e l

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