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«Basta con i rinvii»

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Enzo Bianco si entusiasma subito appena gli si chiede di parlare del «partito democratico». L'ex ministro, oggi senatore dell'Ulivo, non ha nessun dubbio anche perché, ricorda, «ho iniziato questa avventura quando ero sindaco di Catania. Poi mi impegnai nel referendum per il maggioritario al fianco di Segni. Ricordo ancora la vittoria. Sembrava che l'Italia fosse pronta per una svolta storica». Invece non fu così? «Anche allora ci furono resistenze e, infatti, la legge elettorale mantenne una quota proporzionale». Poi cosa è successo? «Siamo andati avanti a fiammate». I continui stop and go che anche oggi caratterizzano il dibattito? «Esattamente. Sono 15 anni che andiamo avanti a colpi di accelerazioni e frenate, ma il sogno è sempre lo stesso». Cioé? «Quello di dar vita ad una grande e nuovo soggetto politico». Che tipo di soggetto politico? «Io credo che i provvedimenti varati in questi giorni dal governo a tutela degli interessi diffusi dei consumatori diano l'idea di cosa debba diventare il Partito Democratico. Un partito dei cittadini in controtendenza con l'idea di chi vede la politica solo come espressione di interessi di parte». Perché, oggi, dovrebbe andar a buon fine quello che è fallito negli ultimi 15 anni? «Oggi ci sono due novità: la straordinaria esperienza delle primarie e i dati delle ultime elezioni politiche». Ma, nonostante questo, continuano le resistenze? «Vorrei fare una proposta per superarle». Quale? «È una proposta che si articola in quattro punti. Il primo è il lavoro nei gruppi parlamentari unitari. È lì che la contaminazione tra culture diverse diventa realtà. Io ero e sono repubblicano, ma ho vissuto in prima persona l'esperienza della Margherita un partito in cui convivono la tradizione laica e quella cattolica. Ebbene gran parte di quel lavoro venne fatto nei gruppi parlamentari». E gli altri punti? «Il secondo punto è guardare all'esperienza dei sindaci che sono sicuramente più avanti. Terzo la nascita, entro l'autunno, di 1000 circoli per il partito democratico che potranno coinvolgere anche coloro che non si riconoscono nei partiti. Ultimo punto la creazione di una Fondazione. Il nuovo partito non potrà nascere se non sarà sostenuto da un nuovo impianto culturale». Tutto questo basterà per trovare una sintesi tra ex Dc ed ex Pci? «Guardi esiste già un'identità di vedute con una larga parte dei Ds. Quando sento parlare colleghi come Nicola La Torre, Anna Finocchiaro o Enrico Morando vedo una sensibilità comune che è già il Partito Democratico». E il Correntone Ds? Che posto avrà nel nuovo soggetto? «Un posto importante. L'esempio è il Partito Democratico Usa dove convivono un'ala più riformista e una più radicale. Una cosa è certa io non immagino il Partito Democratico come un partito di centro». Quindi, secondo lei, occorre fare di tutto per non perdere nessuno? «Noi non possiamo permetterci di perdere pregiudizialmente nessuno. Per questo dobbiamo avere attenzione anche per chi è più titubante. Certo, se da un lato non fissiamo ultimatum, non possiamo accettare neanche un rinvio sine die». Rutelli ha già detto che il prossimo congresso Dl darà il via libera al progetto. Come pensa che reagiranno i Ds a questa accelerazione? «Il fatto che i Dl siano pronti credo aiuterà anche i Ds a superare certe resistenze. E poi c'è una bella spinta dai cittadini».

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