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Damiano fugge nel passato: torniamo al posto fisso

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«Occorre fare un passo indietro e indirizzare il mercato del lavoro verso l'impiego a tempo indeterminato»

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A dispetto dell'imperativo categorico di Prodi a rispettare il silenzio sui temi cruciali, il ministro del Lavoro Cesare Damiano si lancia in una fuga in avanti e esterna a tutto campo. Nel mirino ci sono le principali riforme del governo Berlusconi a cominciare dalla Legge Biagi. Damiano annuncia «correzioni profonde» abolendo forme come lo staff leasing e il lavoro a chiamata. L'obiettivo, dice il ministro, è di incentivare le imprese a rendere stabile il lavoro». Damiano sostiene che occorre «fare un passo indietro e indirizzare il mercato del lavoro verso l'impiego a tempo indeterminato». Il ministro nega di voler teorizzare il ritorno «al posto fisso» e parla di «buona flessibilità» ovvero quella che «va accompagnata». Insomma «il lavoro a tempo indeterminato deve tornare ad essere il modo usuale di dare occupazione». E per convincere le imprese Damiano prospetta una serie di vantaggi a cominciare dall'intervento sul cuneo fiscale diminuendo così il costo del lavoro. Ma un vantaggio ci deve essere anche per le retribuzioni. La riduzione di un punto, ha precisato, significherebbe per il lavoratore un miglioramento retributivo di 200 euro lordi l'anno. Per definire la riduzione del cuneo fiscale il ministro assicura che la decisione sarà afidata alla concertazione. Poi la riduzione del credito d'imposta. «Potremmo partire dal Mezzogiorno e introdurre quell'incentivo che favorisce le imprese che decidono di assumere stabilmente o di convertire il lavoro flessibile in lavoro stabile». Nel mirino anche la riforma delle pensioni. «Vogliamo cominciare con l'abolizione del famoso scalone del 2008 per tornare alla vecchia logica dell'uscita flessibile dal lavoro. Avremo anche un occhio per l'estensione a tutti i lavoratori della cosidetta previdenza integrativa, ma sempre con gradualità». Per l'uscita flessibile dal lavoro «verificheremo le compatibilità di costo» ha detto ancora il ministro. «Con le riforme degli anni '90, a cominciare dalla Dini - ha aggiunto Damiano - in Italia sono stati risparmiati dal '95 al 2000 circa 200.000 miliardi di vecchie lire. Questo vuol dire che le cose si sono fatte nella direzione giusta». «Il programma dell'Unione è stato deriso, in qualche modo ritenuto superfluo, invece per me è un ancoraggio concreto». Quanto al rapporto con le imprese, Damiano rilancia il dialogo. «Chi sa leggere i dati e tendenze elettorali sa che la platea delle imprese è orientata verso il centrodestra, ma ciò non significa che non ci sia ragione di dialogo con la Confindustria. Anzi, ce n'è una in più, perchè noi seguiremo la logica del confronto e non quella dell'identificazione di un nemico». Sui rapporti tra Confindustria e il governo Prodi, Damiano afferma che «le industrie non saranno lasciate sole».

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