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Quel finale inaccettabile

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NANNI Moretti, con il suo cinema, ha affrontato più d'una volta temi politici. In «Io sono un autarchico», ad esempio, e in «Ecce Bombo», sulla crisi dell'ultrasinistra, in «Palombella rossa», sui dubbi del dopo comunismo, nella «Cosa», sulla nascita difficile dei Ds, nel «Portaborse», in polemica con i socialisti, in «Aprile» sull'on. D'Alema che, al governo, avrebbe dovuto dire «qualcosa di sinistra». Oggi è la volta della destra e del suo principale esponente, il Presidente del Consiglio on. Berlusconi. Anche adesso il critico, come in passato, lascia che altri entrino nel merito di valutazioni estranee ai suoi compiti e considera questo nuovo film di Moretti, da oggi nelle sale, nell'ottica cui sempre si è attenuto, quella dei valori cinematografici. Che però non gli sembrano molti. Inizialmente la trovata narrativa si faceva considerare perché immaginava il dilemma di una regista esordiente, interpretata da Jasmine Trinca, che, volendo realizzare un film sull'on. Berlusconi (intitolato appunto «Il Caimano», si rivolgeva a un produttore squattrinato (Silvio Orlando) non solo in difficoltà professionali, con un regista (Giuliano Montaldo) che lo piantava in asso per andare a dirigere un film per produttori ricchi, ma anche, e soprattutto, in serie difficoltà coniugali perché, pur con due bambini, la moglie (Margherita Buy) aveva deciso di lasciarlo. Due dilemmi, perciò, quello della esordiente che stenta a dirigere il suo film e quello del produttore, marito incapace di far fronte all'abbandono della moglie. Sono queste le pagine migliori, portate avanti con tensioni ed emozioni e, naturalmente, ben recitate dai due interpreti che ne sono al centro. A fianco ci sono anche delle curiose pagine quasi comiche, su vezzi, tic e difetti di personaggi del cinema (Michele Placido come attore, produttori, altri registi), con soste anche negli ambienti tv. Le altre pagine, con un finale implausibile in cui, senza che ci venga spiegato, il film cui tutti avevano dovuto rinunciare si fa con lo stesso produttore prima senza soldi e con un altro attore (lo stesso Moretti con una maschera, ripresa dal «Portaborse») non possono invece non suscitare dubbi anche sul piano del gusto. Dando sicuramente adito a non poche riserve. Forse Moretti, troppo coinvolto nella polemica, ha faticato a sostenerla con il riscatto della qualità. Come gli era invece accaduto in altri film del passato.

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