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La scalata fallita a colpi di sequestri e intercettazioni

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A far naufragare il progetto dell'ex amministratore delegato di Bpi, Giampiero Fiorani, non è stato il mercato, ma la magistratura a colpi di intercettazioni telefoniche, sequestri e interrogatori. Il primo attacco arriva il 2 maggio, quando la Procura di Milano apre un'inchiesta, ipotizzando il reato di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza della Consob. Il 21 maggio il Tribunale di Padova sospende la delibera dell'assemblea Antonveneta che aveva eletto il nuovo cda favorevole alla Bpi. Il 6 luglio, dopo Milano e Padova, interviene anche la Procura di Roma che iscrive Fiorani nel registro degli indagati. Il 22 luglio l'opa di Abn Amro chiude con un flop, registrando adesioni pari al 2,88%. Il mercato, quindi, ha bocciato l'offerta olandese. A questo punto interviene anche la Guardia di Finanza, che il 25 luglio, su richiesta della Procura di Milano, sequestra le azioni Antonveneta della Bpi e dei soci con cui ha scalato Antonveneta. Il giorno dopo compaiono sui giornali le intercettazioni delle telefonate fra il governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio e Fiorani. Il 27 luglio la Consob sospende l'opa e l'opas lanciate da Bpi; e Abn Amro conquista il cda. Il 2 agosto il giudice di Milano Clementina Forleo conferma il sequestro delle azioni Antonveneta possedute da Bpi e dai suoi alleati e sospende per 2 mesi Fiorani dalla sua carica in Bpi. Il gip dispone anche l'interdizione all'esercizio delle attivitá imprenditoriali e professionali anche per Emilio Gnutti e Stefano Ricucci.

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