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Quando il potere discrezionale fu usato nel caso della Bnl

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Si attiene alle norme regolamentari, ma prima di arrivare all'applicazione di quelle norme che non hanno discrezionalità, ascolta, interpreta, orienta e talvolta sconsiglia. La Banca d'Italia, ad esempio, quando esamina e lo fa in continuazione i dati delle banche sottoposte alla sua vigilanza, talvolta decide ispezioni più approfondite. Queste si concludono con cinque gradi di giudizio. L'ultimo grado della scala, il quinto, non dà più via di uscita. Porta al commissariamento dell'istituto, perché la Banca centrale non può mettere in nessun modo a rischio il patrimonio dei depositi. Non è mai accaduto. Non una lira o un centesimo depositati in istituti di credito in Italia si è mai perso, come abbiamo spiegato nei giorni scorsi. Prima del quinto grado di giudizio c'è però il quarto, che ne è l'anticamera. Capita allora che la Banca d'Italia chiami il banchiere responsabile per invocare se non imporre azioni immediate di risanamento per istituti evidentemente non gestiti in modo eccellente. È accaduto in questi anni con pochi banchieri importanti, per fortuna. Non molto tempo fa fu chiamato per questo motivo, il quarto grado di giudizio assunto, e cioé l'anticamera del commissariamento, il presidente della Banca nazionale del Lavoro, Luigi Abete. In quel caso furono chiesti urgenti correttivi alla gestione. Ci sono altri casi in cui questo potere più discrezionale, ben evidenziato nella sentenza del Tar del Lazio di luglio sulla nota vicenda delle autorizzazioni alla Banca popolare italiana ne ad Abn Amro per le acquisizioni di quote di Banca Antonveneta. L'autorizzazione della banca centrale in questi casi è stabilita con chiarezza dal corpus normativo. Questo poi è in continua evoluzione. Proprio nei giorni di quella sentenza del Tar il Cicr, nella riunione precedente all'audizione del Governatore, ha emanato disposizioni più rigide del passato sulle partecipazioni di industriali al capitale degli istituti di credito. In quel caso sono state sancite con più precisione norme che per discrezionalità della Banca d'Italia venivano già applicate. Per questo la banca centrale non autorizzò industriali come Francesco Gaetano Caltagirone ad incrementare la propria partecipazione diretta nel capitale della Banca nazionale del Lavoro. Anche lui quindi ricevette un parere negativo da parte della Banca d'Italia. Perché in tutte queste vicende è stata seguita sempre la stessa linea: aderenza alle leggi e allo spirito e sostanza delle stesse, e non discriminazione dei soggetti a parità di condizioni. Stesso trattamento in caso analogo per industriali come Diego Della Valle e Caltagirone, che su due fronti contrapposti si sono contesi il capitale sociale e la gestione della Banca nazionale del Lavoro. Di questa discrezionalità si è fatto in parte uso molti mesi fa anche in occasione del caso Antonveneta. Ma lo vedremo più nel dettaglio nei prossimi giorni. BanKoch

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