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«Non li demonizzo ma restano

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Anche il vicepremier e ministro degli esteri Gianfranco Fini ieri ha chiarito da che parte guarda il governo italiano nonostante le sortite della Lega a Pontida contro l'Europa, intervenendo alla presentazione della raccolta di studi e di interventi dell'ex ministro degli Esteri Nino Andreatta «La riforma dell'Onu». «La posizione leghista è pienamente minoritaria sia nel governo che nell'opinione pubblica italiana — ha aggiunto Gianfranco Fini — non la demonizzo ma appartiene ad una minoranza». «Sono convinto — ha proseguito — che il rilancio dell'ideale europeo debba vedere accanto a dei valori che ci sono e continueranno ad esserci nella Costituzione Ue la realizzazione di politiche conseguenti. Se oggi il malessere è di tipo economico e sociale è chiaro che dobbiamo ripartire dalla strategia di Lisbona», ha aggiunto il titolare della Farnesina. Fini ha anche più volte sottolineato il «diritto-dovere» dell'Italia di rendersi parte attiva e propositiva nel dibattito europeo piuttosto che porsi come destinatario passivo di decisioni prese da altri anche per nostro conto. «Oggi — ha osservato — è dovere della classe dirigente rispondere alle sfide che ci si pongono davanti; non possiamo far finta di nulla di fronte al doppio no alla Costituzione pronunciato da francesi e olandesi e, allo stesso tempo, è inutile cercare i colpevoli del mancato accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 per l'Europa». «Siamo tutti ugualmente colpevoli ed innocenti», ha proseguito il ministro degli Esteri aggiungendo che dopo l'esito referendario in Francia e in Olanda «nessun governo è più disposto a subordinare l'interesse nazionale all'interesse europeo». Non si tratta di «egoismo», ha spiegato Fini, ma è «il timore che le opinioni pubbliche possano non comprendere». Alla crisi di Europa che c'è oggi, per il vice premier e ministro degli Esteri non si deve rispondere con «meno Europa, ma piuttosto con più Europa». Un'Europa, ha spiegato, che non sia una «somma di regole o moltiplicazione di burocrazia» ma che si costruisce «nel nome dei valori e delle identità». Solo imboccando questa strada, ha rilevato ancora Fini, si potrà superare la crisi. «Rispondere con un approccio minimalista temo che significherebbe una battuta d'arresto della cui durata è impossibile avere certezza». A Fini ha replicato il presidente dei senatori del Carroccio, Ettore Pirovano. «Il leader di An è ormai una star nella ristretta elite delle cancellerie e degli uffici europei, ma nei mercati rionali la gente è con la Lega». «Non credo — ha aggiunto — che la posizione della Lega sia minoritaria, forse Fini sta in questo momento assaporando il vento delle feluche e non ha la testa sul territorio e sul suo elettorato che sono sicuro la pensa come noi». Per il presidente dei senatori del Carroccio non c'è però solo l'Unione europea nella lotta della Lega, ma c'è anche l'immigrazione clandestina «che nella legge che porta il suo nome ha tentato di ammorbidire proprio per le sue aperture buoniste sul voto agli extracomunitari».

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