Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

AGGIUSTAMENTI

Esplora:
default_image

Faini: «Ma ci vuole una manovra bis»

  • a
  • a
  • a

Oggi la forza dell'euro si riflette in una dinamica dei prezzi molto contenuta con un impatto positivo sui bilanci delle famiglie. Non solo. La forza dell'euro ha fatto sì che gli effetti inflazionistici dell'aumento del prezzo del petrolio risultino molto più limitati. Ma questo non deve trarre in inganno. La situazione economica resta critica». Riccardo Faini, docente di politica economica dell'Università di Tor Vergata e ex direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, frena ogni entusiasmo. «I conti pubblici sono a forte rischio per il 2005 e l'economia ansima». Tant'è che, sostiene Faini, «ci sarà bisogno di una manovra correttiva a metà anno di 6-10 miliardi di euro perchè il disavanzo salirà al 3,5% del pil». Secondo l'economista un grande elemento di incertezza per il 2005 sarà costituito dalla capacità del governodi mettere mano a riforme «politicamente difficili ma indispensabili per il rilancio dell'economia». Faini indica tra le priorità la riforma del settore finanziario e dei servizi professionali. «La riforma degli ordini professionali introdurrebbe più concorrenza in un settore fondamentale per le famiglie e per le imprese e la maggiore efficienza consentirebbe di attirare investimenti dall'estero». Faini non crede molto all'effetto della riduzione del carico fiscale come stimolo ai consumi. «Il taglio delle imposte è troppo limitato nell'ammontare inoltre i consumatori sono diffidenti. Temono che i soldi che il governo dà con una mano se li riprenderà nel corso dell'anno sotto forma di aumento delle imposte locali». Quanto alla discussione sull'allentamento dei vincoli di bilancio imposti dal Patto di Stabilità, Faini si dice contrario. «Avrebbe conseguenze catastrofiche e non servirebbe a stimolare l'economia se non in misura molto limitata. Inoltre determinerebbe una dinamica del debito insostenibile». Megliosarebbe invece, che la Banca Centrale Europea riconoscesse che l'obiettivo del 2% per l'inflazione è eccessivamente ambizioso e lo portasse al 2,5% in modo da consentire lalpolitica monetaria di essere più accomodante». L.D.P.

Dai blog