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Ha vinto Berlusconi, i giudici lo assolvono

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Prescritto il reato per il versamento di 500 milioni di lire dalla Fininvest a Previti e poi a Squillante

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Nessuna condanna a otto anni, come aveva invece chiesto il pm Ilda Boccassini, per quello che aveva definito l'«imprenditore Berlusconi» e «una persona che ha mentito al popolo italiano», quando rese le dichiarazioni spontanee durante il processo Sme. Al termine di una camera di consiglio durata 31 ore il presidente della prima sezione penale, Francesco Castellano e i giudici a latere, Fabiana Mastrominico e Stefania Abbate hanno deciso che per quel versamento di 434 mila dollari (l'quivalente di 500 milioni di lire all'epoca dei fatti) del 6 marzo del '91 da un conto Fininvest a uno di Cesare Previti a uno dell'ex capo dei gip di Roma Renato Squillante (che nel processo principale fu condannato a otto anni per corruzione in atti giudiziari) debba dichiararsi prescritto. E questo è stato possibile qualificando il fatto come corruzione semplice e non in atti giudiziari (cosa chiesta anche dal pm Boccassini) e dalla concessione delle attenuanti generiche. Così i tempi della prescrizione si sono dimezzati: da 15 a sette anni e mezzo; reato estinto per prescrizione nel settembre del '98. Per il resto Berlusconi è stato assolto, o con formula piena, oppure in base all'articolo 530 comma II del codice di procedura penale che impone al giudice di assolvere quando «manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova». Così è stato per quel bonifico, contenuto sempre nel capo A d'imputazione, del 26 luglio dell'88 di un miliardo di lire da un conto di Piero Barilla sul Mercier di Previti e del quale 100 milioni, per la Procura, finirono sempre a Squillante. Berlusconi per questo episodio va assolto per non aver commesso il fatto, mentre i suoi coimputati sono stati condannati nel processo principale. Per le due presunte consegne di denaro raccontate da Stefania Ariosto, avvenute a suo dire nella casa di via Cicerone di Previti e al Circolo Canottieri Lazio, l'assoluzione è con formula piena e, anche in questo caso, per non aver commesso il fatto. In linea con la sentenza del collegio del processo principale, presieduto da Luisa Ponti, la decisione sulla vicenda giudiziaria Sme. Berlusconi va assolto perché il fatto non sussiste per quei 200 milioni di lire che, nella ricostruzione dell'accusa, nel maggio '98 sarebbero stati tratti dall'ex giudice Filippo Verde da una provvista di 750 milioni, partiti da un conto di Barilla e arrivati su un conto dell'avvocato Attilio Pacifico. La sentenza, anche se «macchiata» dalla prescrizione, soddisfa «in massima parte» uno dei legali di Berlusconi, Niccolò Ghedini che, però, preannuncia ricorso in appello appunto con l'intenzione di «ottenere il massimo risultato,che noi riteniamo ci possa essere con ciò che è negli atti»: assoluzione, quindi, su tutti i fronti. Anche la Procura, per motivi opposti, sta pensando all'appello e ad analizzare le motivazioni. Del resto ha già fatto ricorso contro le assoluzioni nel processo principale. Per il centrodestra la sentenza che dopo una vicenda giudiziaria durata anni proscioglie Silvio Berlusconi è una liberazione e, nell'auspicio di tutti, contribuirà forse a svelenire il clima politico e ad archiviare definitivamente i fascicoli di Mani Pulite. C'è misura e compostezza, invece nelle parole che il premier sceglie dopo la sentenza: «Meglio tardi che mai. Avevo ragione di essere sereno, perché avevo piena coscienza di non aver commesso nulla». Invece è il giorno della gioia per la Cdl, una gioia dai colori diversi. Le telefonate arrivano a grappoli, per esprimere soddisfazione e solidarietà. Chiama Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini chiosa: «Il proscioglimento dalle accuse del premier del nostro Paese non può che rappresentare un fatto positivo per l'Italia e gli italiani. Valeva ieri per Andreotti, vale oggi per Berlusconi». Ora si attende la sentenza per Marcello Dell'Utri.

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