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Berardi: prima di tutto pensare alle vittime

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Bruno Berardi, presidente della sezione romana dell'associazione vittime del terrorismo e figlio di un poliziotto assassinato dalle Br nel '78, prosegue la sua battaglia contro la grazia ad Adriano Sofri. In sciopero della fame dal 3 aprile (l'altro ieri ha interrotto quello della sete) Berardi ha ribadito la sua linea in una conferenza stampa nella sede della Fiamma Tricolore. «Non ci deve essere nessun provvedimento specifico per Adriano Sofri - esordisce - la Costituzione non deve essere toccata e le prerogative del ministro Castelli devono rimanere tali». Semmai, aggiunge, la vicenda dell'ex leader di Lotta Continua potrebbe rientrare in un provvedimento più ampio riguardante però tutti gli anni di piombo. «Potremmo discutere di un provvedimento generalizzato del Parlamento per tutti coloro, di destra e di sinistra, coinvolti in quegli anni - dice Berardi - ma devono chiedere scusa». Prima ancora di ogni iniziativa, però, il Parlamento deve «affrontare e risolvere» il problema delle vittime del terrorismo e dei loro familiari. Serve, dunque, una legge che «sani il malcontento delle vittime, abbondate dalle istituzioni, sia dal punto di vista economico sia da quello sanitario e di assistenza psicologica». Una legge, insomma, «che tenga maggiormente conto di coloro che, in tutta questa storia, sono le vere vittime». Berardi, che venerdì parteciperà ad un sit-in a Palazzo Chigi, si è detto poi disponibile ad un confronto con Marco Pannella dopo che il leader radicale gli ha chiesto di interrompere la sua protesta e di presentare le richieste dell'associazione ai radicali, che le avrebbero fatte proprie: «Se Pannella è disponibile a perorare la causa delle vittime del terrorismo allora non c'è problema. Ma non c'è alcuna disponibilità a discutere di un singolo provvedimento per Sofri».

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