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I pensionati al governo: la pazienza è finita

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Epifani al premier: «Così non ci sentiamo più rappresentati». Pezzotta: «Berlusconi sia un po' meno sordo»

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Erano tanti questa mattina in Piazza San Giovanni a Roma: composti ma determinati. Oltre un milione, affermano i sindacati, solo centomila secondo le forze dell'ordine. Ma al di là delle cifre, dei numeri, il significato della manifestazione nazionale dei pensionati è stato quello del filo diretto che unisce le rivendicazioni degli anziani a quelle contenute nella piattaforma unitaria per lo sviluppo che Cgil, Cisl e Uil hanno inviato al Governo. E sulla quale chiedono da tempo un confronto. Una continuità che si è colta dagli slogan, dagli striscioni e, soprattutto che è stata sottolineata da tutti i leader sindacali. «La pazienza è finita. L'indignazione è al culmine. Noi abbiamo le risposte. O il Governo cambia o non ci rappresenta più», ha detto Guglielmo Epifani riferendosi alla politica economica dell'Esecutivo. «Bisogna che il Governo sia un pò meno sordo», ha rincarato il leader della Cisl Savino Pezzotta, che a proposito del corteo dei pensionati ha sottolineato come sia stata «una manifestazione bella e grande, dentro alle problematiche del sindacato: pensioni, rivalutazione del potere di acquisto, politica sociale». Un concetto condiviso dal segretario generale aggiunto della Uil Adriano Musi, che ha evidenziato come la manifestazione dei pensionati «è assolutamente dentro le richieste che abbiamo avanzato al Governo. Nella piattaforma del 26 marzo c'era innanzitutto la rivalutazione delle pensioni, non solo la difesa del potere d'acquisto. Questa è dunque la continuazione del 26 marzo, esattamente in coerenza con le richieste di Cgil, Cisl e Uil». E se dunque la difesa del potere d'acquisto delle pensioni è stata il leit motiv del corteo e degli interventi dal palco («la rivalutazione delle pensioni deve essere al primo posto, non per fare del corporativismo, ma perchè nel processo di impoverimento i pensionati hanno subito il danno maggiore», ha gridato il segretario generale della Uilp, Silvano Miniati), la manifestazione dei pensionati è stata soprattutto contro la politica economica del Governo Berlusconi: dal fisco al taglio delle festività, dal caro-vita al welfare, tutti i temi caldi del confronto fra Esecutivo e sindacati hanno trovato posto. Anzi, proprio la mancanza di un confronto vero, di una tanto richiesta convocazione da parte di Palazzo Chigi, è stata la principale critica dei sindacati. Una convocazione che porterà la prossima settimana ad una riunione congiunta delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil per valutare il da farsi. «Aspettiamo una risposta dal Governo, non slogan pubblicitari come quello della diminuzione delle tasse», ha detto in proposito Musi. «Una risposta di politica economica - ha aggiunto - E aspettiamo di capire se c'è veramente volontà di confrontarsi o si tratta solo di continuare a fare solo apparizioni televisive. Ci auguriamo che il Governo capisca che dopo la manifestazione del 26 e quella di oggi il Paese comincia ad essere veramente stanco». Il Governo «deve smetterla di dare queste risposte, che ci offendono e che offendono le persone che noi rappresentiamo», ha aggiunto Epifani, riferendosi all'ipotesi di razionalizzazione delle festività proposta dal premier Berlusconi subito dopo lo sciopero generale. E ha aggiunto: «Oggi, il presidente del Consiglio è a un grande convegno di Confindustria. Gli chiedo: provi anche a guardare anche a questa piazza, ai volti di queste persone, alle cose che stiamo chiedendo. Non è più il tempo degli scherzi, delle promesse, del dire una cosa e farne un'altra. Il Paese non ne può più delle bugie». A rispondere ai sindacalisti ci ha pensato, dal convegno di Confindustria di Milano, il ministro del Welfare Roberto Maroni, secondo il quale presto il presidente del Consiglio convocherà i rappresentanti dei lavoratori per parlare di competitività.

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