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Fassino: il dopo Berlusconi è cominciato «Sfido Tremonti su tre terreni: riforme, pensioni e politica estera»

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Sfida Tremonti e deride le riforme. È stato, com'è nel suo stile, un intervento basato sulle critiche quello del segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino, che ieri, a Napoli, ha partecipato agli stati generali degli amministratori local, durante i quali è stata aperta la campagna elettorale dei Democratici di sinistra per le elezioni amministrative. «La politica arrogante del berlusconismo non paga. Probabilmente il dopo Berlusconi è cominciato» è stato il suo esordio. A questo riguardo, a suo avviso, «la Lista Prodi a buon diritto può essere presentato come la lista unitaria dell'Ulivo». «Le elezioni europee ed amministrative cadono in un momento delicato del Paese, nel quale è chiaro che c'è una crisi del centrodestra - ha dichiarato -. Ci presenteremo agli elettori con una proposta di governo alternativa che dimostri che l'Italia può tornare a crescere e che un altro modo di governare il Paese è possibile». Pensando ai rapporti interni al centrosinistra, Fassino ha sostenuto che «le quattro forze politiche che hanno raccolto l'appello di Prodi rappresentano il 90% dell'elettorato dell'Ulivo e, anche se ci sono altre liste nel centrosinistra, la Lista Prodi può essere definita la lista che rappresenta una guida forte, la leadership». Tornando a criticare il governo, Fassino ha affermato: «Mi pare chiaro che sono le cifre che dicono che il bilancio del governo è negativo. L'Ocse ha detto che l'Italia è l'unico dei Paesi del G7 a non crescere, c'è un'economia stagnante, produzione e consumi sono fermi». «Fino ad oggi abbiamo avuto un governo che ha voluto lo scontro con sindacati e opposizione. Se adesso si vuole cambiare metodo bisogna che alle parole seguano i fatti», ha aggiounto il segretario dei Ds, che ha sfidato «il ministro Tremonti e il governo su tre terreni: riforme, pensioni e politica estera». Per quanto riguarda le riforme, Fassino le ha definite «un brutto vestito di Arlecchino che nessuno sarà in grado di fare indossare all'Italia».

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