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La lunga sfilata dei «non so» e dei «non ricordo»

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Nel listone Prodi si sono subito uniformati con il loro leader che appena due giorni fa disse: non vedo, non sento, non parlo. Tra gli esponenti della Margherita e dei Ds è un fuggi, fuggi generale sulla storia del condono edilizio chiesto dall'Unità (il giornale dei Ds in prima linea nella battaglia contro il condono edilizio), dal Popolo (ex giornale degli ex Popolari), dalla Beta (l'immobiliare della Quercia). Rosi Bindi (Margherita), seduta su un divanetto del Transatlatico, dice: «Non ne so nulla, m'informo e le faccio sapere». Davanti alle insistenze, molto gentilmente giochicchia con un telefono cellulare e poi compone un numero. Valdo Spini (Ds) ciondola nel corridoio principale di Montecitorio: «Adesso, guardo». Alle insistenze, accelera il passo e ripete come un disco incantato: «Adesso guardo, adesso guardo» e s'infila in aula. Franco Marini (Margherita ed ex segretario del Ppi) sorride: «Chieda a chi fa queste cose, io non me ne occupo. Sa, sono vecchio faccio solo politica», dice ridendo. Evita commenti Alfonso Pecoraro Scanio, leader dei Verdi: «No, per piacere. Non conosco la vicenda e non voglio essere esposto su tutto». Parla invece un altro verde, Paolo Cento, leader dell'ala no global, che spiega: «Il condono faceva schifo, ma è stato approvato. Adesso è una legge dello Stato e non capisco perché c'è chi dovrebbe essere escluso». Ma quando gli si fa notare che proprio l'Unità ha fatto una battaglia morale ed etica contro il condono fiscale, Cento ammette: «Certo, ci sono leggi alle quali si può disobbedire. Come quella sulla missione in Iraq». Domanda: ma lei ha fatto qualche condono: «Ma che abbiamo da condonare?». La butta sul calcio, l'argomento politico principale in questi giorni, Marco Rizzo, capogruppo dei Comunisti Italiani: «È come se si facesse il decreto spalma-debiti per le squadre di calcio e ne potesse approfittare solo la Juventus e non il Torino. Ormai il condono è stato utilizzato da tutte le aziende e in particolare dalle quelle editoriali. È chiaro che l'Unità è stata costretta ad aderire al condono altrimenti avrebbe rischiato grosso». Domanda: ma lei ha fatto condoni? Rizzo risponde secco: «Macché, con quello che guadagniamo. Un deputato prende 30 milioni di lire al mese comprese anche le indennità dei portaborse. Quelli del Pdci ne devono versare 18 al partito, più del 60%, altro che Rifondazione. Anzi, diciamo, più di Rifondazione». F. D. O.

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