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«Prodi? Assente ma lo vorremmo in campo»

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Sandro Bondi: «Nella Cdl piccole polemiche quando si discute, sempre uniti quando si decide»

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Ricorda quando a scuola si faceva l'appello? Al nome Prodi, tutti in coro risponderemo: assente! Da oggi in poi lo chiameremo così». Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia, insiste. Gira e rigira, il problema è tutto lì: il presidente della commissione europea. Al quale, l'uomo più vicino a Silvio Berlusconi, evita accuse dirette. Ma preferisce quasi «invitare» il Professore a scendere direttamente nell'agone politico italiano. Onorevole, perché considera Prodi assente? «Perché c'è quando non ci deve essere e non c'è quando invece deve esserci». In che senso, scusi? «C'è per fare la lista unitaria, per fare il comizio per inneggiare all'opposizione. E, diciamolo chiaramente, questo non è da presidente della commissione europea. Il suo ruolo dovrebbe essere super partes e invece fa il leader dell'opposizione». E quando dovrebbe esserci? «Sulla politica estera. Ci saremmo aspettati a questo punto un suo pronunciamento sul comportamento tenuto dall'opposizione». Sta parlando del decreto di rifinanziamento della guerra in Iraq? «Mi riferisco anche a Cossutta che dice di aver parlato con lui e che Prodi avrebbe chiesto a loro una copertura a sinistra. La sua replica: "Non vedo, non sento, non parlo". E che vuol dire?». Appunto, che cosa vuol dire? «Che o Cossutta è un bugiardo o il bugiardo è Prodi». E lei che cosa crede? «Non lo so, ma immagino che sia più veritiera la seconda ipotesi». Ma secondo lei dovrebbe dimettersi? «Non c'è dubbio, se vuole fare la campagna elettorale. Oppure ne dovrebbe stare fuori». Ma sinceramente, che cosa preferirebbe? «Che liberi ogni dubbio e ambiguità e scende in campo direttamente, si candidi. Come farà Berlusconi». Lo vorrebbe avversario, insomma? «Si candidi. Guardi, le assicuro che avere un'opposizione così ridotta è un problema». Un problema? Così ridotta? Che cosa intende? «In Italia abbiamo un'opposizione che parla tante lingue quanti sono partiti e partitini. Altro che lista unica, nella quale pure ci sono notevoli differenze, divergenze e divisioni. Tutto questo non aiuta loro. Potremmo gioirne, ma non lo faremo. Al contrario, ci dispiace». Come? Vi dispiace? «Tutto questo non aiuta il sistema dell'alternanza e soprattutto consegna l'opposizione nella politica dell'odio, della continua strumentalizzazione politica. Solo odio, odio, odio». Onorevole, si aspetta una campagna elettorale durissima? Ci aspettano mesi da guerra civile? «Mi auguro di no. Purtroppo, a vedere questi primi giorni, non possiamo ben sperare». Anche Berlusconi ci ha messo del suo con il duro attacco ai politici di professione che rubano. Non crede? «Guardi, Silvio Berlusconi è l'unico politico italiano che parla direttamente al cuore e alla mente degli italiani. Non dei suoi elettori, di tutti gli italiani». Che cosa vuol dire? «Che gli italiani hanno capito e condividono». Forse non hanno capito gli italiani dell'Udc... «Hanno capito gli italiani. E questo è quel che conta. poi come al solito, tutto ciò che c'è in mezzo fraintende. Riguardo all'Udc, penso che nella Casa delle Libertà siamo tutti uniti e solidali». Come è lo stato di salute della Cdl? «Ottimo. Chiusa la verifica, abbiamo fissato le nuove priorità e siamo ancora più coesi di prima». Ne è sicuro? O ci attende anche una campagna elettorale con i partiti della Cdl a beccarsi tra loro? «Siamo uniti, uniti. Unitissimi». Non si aspetta anche uscite polemiche dei centristi? «Guardi, è chiaro che ci sia un po' di dialettica nella maggioranza. Ma non solo tra Forza Italia e Udc, ma anche tra An e Forza Italia o tra gli altri partiti. Quel che conta è che siamo sempre uniti al momento di decidere. E finora è sempre avvenuto così, soprattutto sui tempi più delicati».

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