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Riforme, l'Udc attacca tutti Nel mirino il «loro» D'Onofrio

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Iniziativa che ha fatto evocare a D'Onofrio la crisi, mentre da parte della Lega e degli alleati c'è cautela e prudenza. Intanto il Senato ha respinto gli emendamenti alle riforme che miravano a reintrodurre l'autorizzazione a procedere e a mettere in costituzione il Lodo Schifani, preferendo rimandare l'approfondimento di tutto il tema dell'immunità a un'apposita legge già in discussione in Commissione. Ieri alle 13, alla scadenza dei termini per presentare proposte di modifica all'emendamento di D'Onofrio, una trentina di senatori, quasi tutti dell'Udc più alcuni di An e Forza Italia, hanno depositato due sub-emendamenti che eliminano la contestualità e l'altro punto oggetto di contestazione, cioè la riduzione del numero dei futuri senatori da 315 a 200. «Se passasse il principio della contestualità - ha detto Maurizio Ronconi, promotore dell'iniziativa - avremmo dei senatori legati alla vita dei Consigli regionali e in modo non paritario ai Governatori. In più ci sarebbe un elemento clamoroso: gli statuti che le Regioni si stanno dando prevedono meccanismi diversi per lo scioglimento del Consiglio; avremmo allora i senatori legati ai diversi statuti di regione, senza una norma unitaria». Senza contare che invece i senatori eletti nella circoscrizione esteri durerebbero invece sempre cinque anni. Insomma «il Senato che sta uscendo da questa riforma è un'accozzaglia totale» ha concluso Ronconi. Resta da vedere se i voti dei 30 senatori dissidenti si aggiungeranno a quelli del centrosinistra, che ha anch'esso presentato sub-emendamenti a quello di D'Onofrio. «Noi siamo fermamente contrari alla contestualità - spiega Nicola Mancino (Margherita) - perché disegna un Senato minore, svuotato di ruolo e di prestigio».

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