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Due settimane per risolvere problemi e contrasti

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La discussione sul merito è stata rinviata ad altra sede. L'Italia ha anche fatto superare alla propria bozza di compromesso, presentata martedì scorso, il battesimo del fuoco, senza reazioni di rigetto. Il documento italiano, che rimane vicino alla bozza iniziale della Convenzione di Valery Giscard d'Estaing, ha ora lo status di vera base di compromesso globale. La trattativa costituzionale esce con alcuni elementi di accordo, ma sul cammino dell'euro-Costituzione rimangono ancora alcune mine vaganti. COMMISSIONE — La bozza Giscard prevede che dal 2009 l'esecutivo Ue sia formato per ragioni di efficacia solo da 15 commissari con diritto di voto. Ma i «piccoli», con l'appoggio di Romano Prodi, rivendicano un commissario «pesante» per Paese. A Napoli questa posizione è risultata fortemente maggioritaria. Questa formula dovrebbe quindi essere ripresa nella bozza finale, con forse l'impegno a passare ad una Commissione compatta dopo un paio di legislature, magari nel 2014. Questo accordo di massima, se sarà confermato a Bruxelles, sgombera il tavolo da una delle due patate bollenti istituzionali del negoziato, senza alterare in fondo gli equilibri istituzionali fondamentali. EUROPARLAMENTO — Su questo punto l'accordo è stato rapido. I più piccoli Paesi membri dell'Ue del 2004 chiedevano un seggio supplementare (5 invece di 4 Malta e Lussemburgo, 6 invece di 5 Cipro anche in vista della possibile riunificazione) e dovrebbero ottenerlo. VOTO GOVERNI, È SEMPRE SCONTRO — A Napoli è invece rimasto irrisolto il problema centrale della trattativa, quello del sistema di voto dei governi. Spagna e Polonia hanno confermato il secco «no» alla formula della «doppia maggioranza» (50% degli stati e 60% della popolazione) inventata da Giscard, preferendo l'attuale sistema di Nizza, che da loro un peso nelle decisioni superiore alle loro dimensioni reali. La doppia maggioranza, hanno ribadito il tedesco Joshka Fischer e il francese Dominique de Villepin, è il solo sistema che permetterebbe di riequilibrare la distribuzione del potere in seno all'Ue, ora pesantemente a svantaggio dei «grandi». Le discussioni di Napoli non hanno fatto registrare su questo punto passi avanti significativi, ma piuttosto mosse e contromosse tattiche degli uni e degli altri. DUE SETTIMANE IN BILICO — Restano ora solo 15 giorni per cercare di uscire con successo dal tunnel negoziale, con una probabile drammatizzazione crescente, da parte degli uni e degli altri, della trattativa finali. Una tappa importante è prevista giovedì prossimo a Parigi, dove si riuniranno in vertice straordinario i capi di governo del Ppe. A Parigi ci saranno in particolare Silvio Berlusconi, il presidente di turno dell'Ue, e José Maria Aznar, leader per ora del fronte del «no» alla bozza Giscard, e a quella italiana.

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