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Pressing destra-centristi: dialogo sulle pensioni

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E Maroni gli risponde secco: «Sono divagazioni». Mentre An e Udc premono per riaprire il dialogo con i sindacati: alla ripresa dell'iter parlamentare della delega previdenziale, tornano alla carica. E il numero due dei centristi, Sergio D'Antoni, chiede esplicitamente che il governo convochi al più presto le parti sociali, nel tentativo di far ripartire il dialogo e di trovare un'intesa sulla riforma. Non si può infatti dire di volere il dialogo e poi non farlo». Dunque, per l'ex leader della Cisl, a fare il primo passo deve essere il Governo, al contrario di quanto più volte sostenuto dal ministro del Welfare («io non convoco nessuno, se i sindacati hanno proposte alternative sanno dove trovarmi», aveva detto alcuni giorni fa). «Ma in questa fase - ha spiegato D'Antoni - la priorità assoluta è far ripartire il confronto superando quella logica del muro contro muro che non ha mai portato da nessuna parte». Anche per il ministro delle Politiche comunitarie, Rocco Buttiglione, «lo spazio per la trattativa con i sindacati sulle pensioni c'è, ed è ampio. Noi dobbiamo ascoltare attentamente il sindacato», ha detto Buttiglione, per il quale «ci sono tante cose che possono essere fatte in modo diverso». Quella di riavviare la discussione sulle pensioni è una priorità assoluta anche per il ministro Alemanno: «C'è la necessità di riavviare e ridare forza al dialogo sociale», ha detto, auspicando che si apra un nuovo tavolo con le parti sociali. Sullo sfondo, l'ipotesi avanzata da Baldassarri, che cambia di molto sia l'emendamento approvato dal Governo sia alcuni capisaldi originari della delega, ponendosi come obiettivo un minor impatto sociale della riforma, pur garantendo gli stessi risparmi. Dunque, via lo «scalone» del 2008, quando secondo l'emendamento del Governo si potrà andare in pensione solo con 40 anni di contributi o con 65 anni per gli uomini e 60 per le donne. Per l'esponente di An bisogna invece partire dal 2005, «fissando a quota 97 la somma della propria età e dei contributi versati per poter andare in pensione prima dei 65 anni». Secca la risposta di Maroni, a difesa dell'emendamento alla delega previdenziale e della posizione della Lega da sempre contraria a interventi sulle pensioni di anzianità prima del 2008: «Il Governo sulle pensioni ha già deciso all'unanimità, il resto sono divagazioni», ha detto il ministro.

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