Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Crocifisso, Smith attacca il Papa e Ciampi

default_image

Il governo prepara il ricorso, interverrà anche l'Avvocatura dello Stato. Fini conferma: «Assurdo»

  • a
  • a
  • a

Attacca il Papa («È un extracomunitario»), attacca il presidente della Repubblica («Si rilegga la Costituzione). Il presidente dell'Unione musulmani d'Italia tornato al centro delle polemiche per l'ordinanza di rimozione del crocifisso dalle aule della scuola di Ofena (L'Aquila) ottenuta da un giudice partecipa a trasmissioni televisive e ne combina di tutti i colori. Al punto che un giornalista palestinese, Samir Al Qaryouti, ospite con lui ad un programma di Sky, sbotta contro Smith: «Non rappresenta nessuno, è sconosciuto così come l'imam di Carmagnola». Ma il presidente dell'Unione musulmani d'Italia ribatte spiegando che parla a nome di 5300 persone che hanno chiesto d'iscriversi alla sua associazione dice che «il Cristianesimo ha cambiato il mondo ma anche in modo negativo visto che in tre continenti mancano gli abitanti originari in base al principio che ha portato a sterminare le popolazioni autoctone» e definisce il Papa ora «questo signore», ora un «extracomunitario, dal momento che la Chiesa è uno stato estero e non fa parte della Comunità europea». Quindi beve un bicchiere d'acqua infrangendo il divieto del Ramadan che impone digiuno assoluto nelle ore diurne. Poi s'offende e abbandona la trasmissione televisiva, accusa il conduttore e se ne va al Maurizio Costanzo Show di Canale 5: «Fuori c'è una macchina che mi aspetta». Dopo aver insistito, in un'intervista ad un giornale, che Ciampi «deve rileggersi la Costituzione», Smith sottolinea di «essere cittadino italiano sin dalla nascita». E tra una provocazione e l'altra non perde l'occasione di pubblicizzare anche il suo nuovo libro. Continua intanto il diluvio delle polemiche politiche. Per il senatore Michele Bonatesta (An) non bisognerebbe più invitare Smith alle trasmissioni televisive. Si spinge oltre l'ex presidente del Consiglio ulivista Giuliano Amato: «È mia opinione che certi problemi si risolvono aggiungendo e non togliendo, secondo l'esempio degli Stati Uniti, il Paese più pluralista in materia di religione. Detto questo, la discussione sta diventando talmente accesa e ampia che ha raggiunto il punto in cui qualcuno potrebbe dire: si è cominciato a nominare il nome di Dio invano». Un altro senatore, il leghista Roberto Calderoli, lo porta sul bavero della giacca e dichiara: «Lo faccio perché voglio ricordare che certi simboli e certe tradizioni non si possono toccare». E se Rifondazione comunista presenta una proposta di legge per abolire i regi decreti che rendono obbligatoria l'affissione del crocifisso nelle scuole, Forza Italia ne presenta un altro esattamente contrario. E il vicepremier Gianfranco Fini ribadisce: «Toglierlo è stata una decisione assurda». Il governo, come ha annunciato il ministro Buttiglione, farà ricorso.

Dai blog