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Gli avvocati a Ciampi: scioperiamo per tutelare i cittadini

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Il leader dell'Ucpi Randazzo rilancia anche la «separazione della carriere, mantenendo l'indipendenza»

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Cioè «a quel giusto processo che è previsto dalla carta fondamentale ma non è realizzato in concreto». «Per questo ci siamo battuti in passato, ci battiamo oggi e, se necessario, ci batteremo in futuro». In una lettera inviata al capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi, il presidente dell'Unione delle Camere Penali, Ettore Randazzo, spiega le ragioni che stanno alla base dei cinque giorni di sciopero proclamati dalla giunta. A Ciampi, «quale rappresentante di tutti i cittadini e supremo garante della Costituzione», il leader dell'Ucpi si rivolge quindi «pubblicamente per spiegare le ragioni della protesta». Dal 13 al 17 ottobre gli avvocati penalisti, scrive Randazzo a Ciampi, si asterranno dalle udienze «per protestare innanzitutto contro il mancato adeguamento dell'ordinamento giudiziario e del codice di procedura penale ai principi espressi dall'articolo 111 della Costituzione». Ma anche per protestare contro la «ulteriore riduzione delle già magre risorse destinate alla amministrazione giudiziaria» e «le conseguenze che questa produce su di un settore la cui inefficienza è da decenni endemica: la durata dei processi non dipende da presunti eccessi di garanzie ma da questa situazione». La decisione di scioperare «non è stata facile», ammette. «Non lo è mai per un penalista astenersi dal difendere chi gli affida il proprio destino». «In questo delicato passaggio non potevamo far altro che percorrere questa strada -sottolinea Randazzo- posto che gli appelli, le sollecitazioni, gli incontri ai più alti vertici istituzionali non hanno sortito che impegni fino ad oggi non mantenuti». Il leader dei penalisti rilancia quindi la richiesta di separare le carriere dei magistrati. Ma senza toccare la loro indipendenza e libertà di espressione. Ma tutto questo, chiarisce ancora Randazzo nella lettera a Ciampi, «non ha nulla a che vedere con l'indipendenza di tutti i soggetti della giurisdizione, che deve essere difesa strenuamente, evitando in particolare qualsiasi forma di sottoposizione del pm all'esecutivo».

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