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Il ministro Castelli fa bingo con la manovra

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Le intercettazioni telefoniche sono il capitolo più «salato», seguito dalle spese per periti e consulenti

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Superando ogni aspettativa del Guardasigilli, i tecnici del Tesoro hanno rilevato la necessità di procedere a un'integrazione di 310 milioni di euro «con carattere di continuità, considerata la natura della spesa». La cifra totale ammonta quindi a 601.729.444 euro. All'origine della richiesta c'è l'insufficiente stanziamento del capitolo relativo alle spese della giustizia. Come si legge nel testo, tale carenza negli ultimi anni ha causato agli uffici giudiziari difficoltà a far fronte alle reali esigenze del settore. Ma vediamo come sono ripartite le spese nei vari settori. Il capitolo che richiede la fetta più consistente di risorse è quello delle intercettazioni telefoniche (oltre 128 milioni di euro), aumentate a dismisura nelle inchieste degli ultimi anni. A ruota seguono le spese per periti e consulenti (oltre 127 milioni di euro). Tocca quindi ai compensi per la magistratura onoraria (100 milioni). A grande distanze ci sono le altre voci: il patrocinio alle spese dello Stato richiede oltre 58 milioni di euro, agli ufficiali giudiziari vanno 56 milioni e mezzo, alle spese per i custodi circa 29 milioni. Le trasferte per i funzionari e i magistrati costano circa 27 milioni, le spese per i giudici popolari oltre 15 milioni. Il costo del difensore di ufficio è di circa 4 milioni e mezzo di euro, quello per i testimoni ammonta a circa 2.400.000. Una voce che richiede una fetta consistente sono infine le spese di giustizia non classificabili (oltre 53 milioni di euro). St. Mor.

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