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Giudici in trincea contro la riforma

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L'Anm vuole portare i magistrati in piazza. Scioperano i penalisti

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Nell'articolo, Spataro invita i magistrati e le Istituzioni a intervenire contro il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi "anche con forme ritenute fino a questo momento impensabili", spiega Cola, che agiunge: «Chiedo al ministro della Giustizia, Roberto Castelli se è a conoscenza di questo incredibile attacco contro il presidente del Consiglio portato avanti dal dottor Spataro, non nuovo ad inquietanti esternazioni del genere, e che dovrebbe consistere in "forme impensabili"». Secondo Cola quelle del segretario del Movimento per la giustizia sarebbero «dichiarazioni minacciose, gravissime, fatte da un magistrato che svolge un ruolo delicatissimo in una procura che, finora, si è distinta anche per le tante inchieste giudiziarie avviate nei confronti del premier». Ma Cola fa appello anche all'onorevole Rognoni, vicepresidente del Csm, che «sempre sollecito a bacchettare coloro che "delegittimerebbero i magistrati" - afferma Cola - avrebbe questa volta tutti i motivi per procedere e recuperare un minimo di imparzialità ed essere così effettivamente consono al suo ruolo». E intanto i magistrati scendono sul sentiero di guerra, dopo l'approvazione in commissione giustizia del Senato della riforma dell'ordinamento giudiziario. L'Anm ha infatti proclamato lo stato di agitazione e convocato per il 4 ottobre il comitato direttivo centrale dell'Associazione, «per adottare le ulteriori opportune iniziative necessitate dalla gravità della situazione», mentre sin da ora si prevedono assemblee aperte in tutte le sedi locali dell'Anm, che confluiranno in una Giornata della giustizia da organizzare a Roma in tempi brevi. Nella riforma il segretario dell'Associazione nazionale magistrati, Edmondo Bruti Liberati, ravvisa «profili palesemente incostituzionali», tali da destare «il più vivo allarme per una proposta assurda e ingestibile». Spataro, dopo l'articolo apparso sul sito, torna all'attacco proponendo «uno sciopero di lunga durata dei magistrati», contro una riforma che rappresenta «un attacco alla democrazia» in quanto priva i giudici di una funzione essenziale, quella interpretativa. Ma anche la corrente moderata delle toghe, rappresentata da Unicost, invita la magistratura italiana alla mobilitazione, «necessaria per la salvaguardia dei principi costituzionali in nome dei quali viene esercitata la giurisdizione». Anche i Verdi attaccano la riforma che «fa fare passi all'indietro», trasformando quella del magistrato in una figura burocratica. Non appaiono evidentemente due figure burocratiche, invece, quelle dei Pm Natoli e Russo, per i quali i consiglieri laici della Cdl al Csm hanno chiesto l'«urgente apertura di pratica per verificare la compatibilità ambientale e funzionale», messa in dubbio dalle «dimissioni polemiche» di Natoli dalla Dda di Palermo e dalle «affermazioni incredibili» fatte da Russo a proposito del procuratore Grasso. E intanto allo stato di agitazione si preparano anche le Camere penali italiane, che annunciano uno sciopero di 5 giorni, dal 13 al 17 ottobre, per attirare l'attenzione del governo sulla necessità di rivedere il codice di procedura penale, di procedere alla separazione delle carriere attuando così i principi del giusto processo. Ma i penalisti attaccano anche su un altro fronte: quello del progetto a cui sta lavorando il ministero della giustizia per far sì che le spese per le intercettazioni telefoniche gravino sull'intercettato. Un'idea bocciata radicalmente dagli avvocati, per i quali è necessario piuttosto valutare l'effettiva necessità delle intercettazioni e la congruità dei costi.

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