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«Servono dazi doganali contro l'invasione cinese»

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Il ministro delle Riforme ha spaziato su vari temi nel solito comizio estivo di Ponte di Legno. E ha toccato anche un argomento economico, che era stato già anticipato da Giulio Tremonti un mese fa. L'analisi di Bossi ha infatti ricalcato quella del ministro dell'Economia. La Cina opera una concorrenza sleale nei confronti delle aziende italiane. Per Bossi c'è una sola soluzione: occorre «sdoganare la parola "protezionismo"». Il numero uno della Lega ha così arringato la folla: «Per salvare le nostre imprese e il nostro lavoro servono i confini, i dazi doganali. Gli illuministi della sinistra hanno tolto i confini per fare entrare i clandestini e offrirli come schiavi alle aziende. Le imprese non sono però state salvate, anzi la produzione è andata altrove e noi siamo aggrediti dalla Cina». Le esternazioni di Bossi non hanno trovato molto gradimento. Non solo a sinistra, ma anche all'interno della maggioranza. Il primo a replicargli è stato il vice ministro al Commercio Estero, Adolfo Urso, di Alleanza nazionale e che ha appena scritto un libro "Euroglobal" contro le barriere tariffarie e non solo: «È una strada sbagliata, controproducente e comunque irrealizzabile. È l'errata risposta a un problema che c'è ma richiede una soluzione costruttiva e positiva a livello nazionale e internazionale. Il protezionismo ha sempre danneggiato le imprese e le nazioni che lo hanno perseguito». Un'altra voce di An è critica. È quella di Francesco Storace, presidente della Regione Lazio: «Umberto Bossi comincia a diventare noioso, e adesso se la prende anche con i cinesi». Caustico il presidente dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, per il quale «ormai il governo è allo sbando, tra poco chiederanno l'uscita dell'Italia dalla Ue e dall'Onu». Diversa l'analisi di Ermete Realacci, presidente di Legambiente: «Queste barriere esistono già».

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