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Legge Gasparri, avanti ma resta il nodo Cda Rai L'Annunziata inneggia alla rivolta e rispolvera un vecchio slogan dei Ds: «Dipendente, alza la voce»

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La maggioranza trova l'intesa, torna compatta e boccia centinaia di ememendamenti dell'opposizione. Resta solo un nodo in sospeso, non da poco: la durata delll'attuale Cda Rai. E ieri il presidente di viale Mazzini è entrata a gamba testa sul provvedimento. Ma procediamo con ordine. La nuova legge prevede che il consiglio di amministrazione della tv pubblica sarà composto da nove membri, invece degli attuali cinque. Il relatore del testo (Luigi Grillo, Forza Italia) ritiene che, approvata la legge, l'attuale vertice presieduto da Lucia Annunziata potrà rimanere in carica. Il ministro Gasparri è d'accordo. L'Udc, il partito del presidente della Camera Casini (che ha nominato assieme a quello del Senato Pera l'attuale Cda) sostiene invece che Annunziata & C. devono decadere e andare a casa a fine febbraio prossimo. E per questo hanno presentato un emendamento ad hoc. Si cerca un'intesa. Antonio Iervolino, primo firmatario degli emendamenti Udc, offre una soluzione: «Il punto per noi è questo: le prossime elezioni europee si devono svolgere con la massima garanzia di pluralismo. Che è il Cda a nove. Ora - argomenta il senatore Udc - i dubbi non sono sulle persone e quindi diciamo chiaramente che l'attuale consiglio deve dimettersi ma possiamo anche rinominare gli attuali cinque con l'aggiunta di nuovi quattro. Insomma, siamo aperti a nuove soluzioni». Gasparri non si sbilancia e si limita a dire: «Tutto si può risolvere». E mentre le trattative procedono serrate, il ddl va avanti come un treno nonostante l'Ulivo che chiede la verifica del numero legale ad ogni votazione. Ieri si è arrivati all'articolo 6 (i più delicati sono 15 e 25) e il numero legale è mancato tre volte. Gasparri non nasconde la soddisfazione: «In una giornata complessa dal punto di vista politico - sottolinea - la maggioranza al Senato è stata presente, compatta e coesa. Il fatto che sia stata esaminata una gran parte degli emendamenti, con esiti tutti favorevoli alle proposte del relatore e del governo mi sembra un fatto positivo. Non dimentichiamo che è giovedì pomeriggio, giorno in cui il Senato non ha mai votato provvedimenti ma svolto solo interrogazioni». Arriva anche la protesta della Annunziata, la quale, mutuando un vecchio slogan dei Ds, inneggia alla rivolta: dipendenti Rai, alzate la voce. E aggiunge: «In un momento in cui è in discussione la legge Gasparri, che determina il destino della Rai, è impressionante, e forse rivelatore di incertezze e di paure, il silenzio dell'azienda stessa. È tempo che tutti i dipendenti della Rai facciano sentire la loro voce per definire qual è lo spazio vitale della loro azienda. Il futuro che il ddl riserva a una Rai subalterna non è un futuro felice. Come già molti hanno detto, anche imprenditori privati ed editori - sottolinea il presidente Rai - la legge proposta inibisce infatti la competizione all'interno del sistema delle comunicazioni e non risolve il nodo fondamentale: il conflitto di interessi. Ed è sempre il conflitto di interessi che non permette alla maggioranza di esprimere governi e progetti forti per la Rai condannandola a un progressivo declino», conclude il presidente Rai. Replica di Roberto Natale (Usigrai): «Un'uscita surreale e inaccettabile. Il silenzio è del vertice». Secco il ministro: «La Annunziata si occupi di Rai» e il dg Cattaneo all'Usigrai: «L'azienda si difende tutti i giorni con i fatti e non con le chiacchiere».

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