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Il CdA Rai al suo posto fino alla fine del 2004

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Il relatore Grillo conferma che l'attuale Consiglio arriverà alla scadenza naturale

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Una Rai pluralista e aperta a i privati. Così la nuova Rai disegnata ieri in Commissione lavori pubblici con il via libera del Senato agli articoli 20,21 e 22 del Ddl Gasparri, che riguardano appunto il nuovo assetto della Rai. Si torna in sostanza alla formulazione originale della legge che prevede l'elezione del presidente del Cda con voto a due terzi della Commissione di Vigilanza Rai e l'avvio della privatizzazione nella forma delle public company. «Il ripristino del tetto del 20% del sistema integrato delle comunicazioni è una proposta che può non essere condivisa, ma noi ne difendiamo la bontà e la legittimità». Così il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, commenta le critiche dell'opposizione al ripristino del tetto antitrust nella sua versione originale. «È un punto - spiega Gasparri - su cui la discussione rimane molto aperta. Alla Camera la proposta del governo non fu condivisa». Secondo Gasparri «la Rai sarà aperta alla privatizzazione, secondo la proposta che avevamo fatto in passato con la nomina del Consiglio di amministrazione con un meccanismo di verifica parlamentare delle designazioni che quindi garantisce pluralismo». Il relatore del Ddl Gasparri Luigi Grillo ha intenzione di presentare in aula un emendamento che definisca i tempi della staffetta tra attuale e nuovo Cda Rai, in modo che l'attuale consiglio riesca a finire il suo mandato. In merito alla decadenza dell'attuale Cda «ho fatto una premessa alla discussione in Commissione - spiega Grillo - Ma mi riservo di presentare in aula un nuovo emendamento che chiarisca una temporalizzazione che a me pare opportuna. Secondo questa scansione di tempi, utilizzeremo tutto il 2004 per avviare la privatizzazione attraverso un'Opv, e per definire il nuovo Cda con i criteri definiti nella norma all'art. 10». Molte le critiche: «In poche ore la commissione lavori pubblici del senato ha cancellato gli emendamenti al ddl Gasparri approvati alla Camera e che ridavano un minimo di credibilità al provvedimento», afferma il segretario della Fnsi, Serventi Longhi. Il presidente dell'Antitrust Giuseppe Tesauro ha detto che lo Stato italiano ancora esercita poteri di controllo su imprese del settore tlc, quindi «il conferimento di talune funzioni regolamentari al ministero delle Comunicazioni potrebbe essere di dubbia compatibilità con la necessaria separazione fra le funzioni di proprietà e regolamentazione alla base del richiesto requisito di indipendenza e imparzialità del regolatore». Anche Mediaset viene tirata in ballo e reagisce: «L'approvazione dell'articolo 15 non modifica di un euro la situazione economica di Mediaset».

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