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SCIOPERO giornalisti sull'orlo di una crisi di nervi.

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Anzi, aumentano a dismisura. E il fatto che la Fnsi metta le mani avanti e sottolinei «non abbiamo proclamato uno sciopero di sinistra contro la destra o viceversa, non abbiamo proclamato uno sciopero contro questo o quel direttore del Corriere, non abbiamo proclamato lo sciopero perchè ci siamo iscritti al partito Rai», non convince chi considera questo sciopero «fumoso» e strumentale, voluto solo da una parte politica. L'Associazione stampa romana aderisce ricordando che «il problema dell'autonomia dei giornalisti è da lungo tempo al centro del lavoro sindacale». Ma anche questa pare un'asserzione che dovrebbe valere sempre e senza farci uno sciopero sopra. All'interno della Stessa Federazione infatti c'è grande divisione sulla scelta di scioperare. «Ci sono segnali molto forti di incomprensione dello sciopero. Si è sbagliato momento e si è data una motivazione talmente generica da suscitare molte perplessità» è il parere di Maria Grazia Molinari, componente della giunta del sindacato che tra l'altro denuncia «le cifre sconcertanti del bilancio della Fnsi» e ribadisce la sua contrarietà alla scelta di chiamare la categoria allo sciopero nazionale. Di questo sciopero si parla da un mese, per le ispezioni, le manette, la vicenda del Corsera, tutti segnali che però si sono sgonfiati progressivamente. I colleghi - aggiunge Molinari - non capiscono perchè lo sciopero si fa in questo momento. La difesa dell'autonomia si fa tutti i giorni sul posto di lavoro. In molti giornali - è la sua convinzione - ci si sorprenderà nel vedere quante saranno le presenze». Il ministro Gasparri non ha dubbi: si tratta di «un'iniziativa di forte sapore politico». E spiega: «Credo ci sia stata una certa discussione dentro la categoria, questo dimostra che si sono opinioni diverse, come è normale che sia in democrazia». Secondo Gasparri, «anche che il caso del Corriere della sera si è sgonfiato», come dimostra il passaggio di consegne tra l'ex direttore e il nuovo. «Uno sciopero politico, utile soltanto a negare informazione nell'ultima settimana di campagna elettorale referendaria». Anche Nuova professione-Stampa romana dice no allo sciopero, che contribuisce a privare i cittadini del diritto costituzionale di essere informati in vista dell'appuntamento elettorale del 15 e 16 giugno. Alcuni direttori come Ferrara, Feltri e Fede già assicurano che lavoreranno. «Demenziale, farsesco, grottesco, bestiale». Non risparmia gli aggettivi Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, per definire lo sciopero. «Scioperi così non servono, non riusciamo proprio a capirne i motivi. Noi siamo schiavi e continuiamo a lavorare: tra la schiavitù di un sindacato asservito alla sinistra e la schiavitù nei confronti del lavoro, scegliamo la seconda», Vittorio Feltri contesta così la scelta della Fnsi di chiamare i giornalisti allo sciopero nazionale. Emilio Fede si dissocia: «Una cosa è certa: questo è uno sciopero che io non condivido neanche un pò. Uno sciopero dei giornalisti -dice Fede- lo farei solo per tentare di ridurre il numero dei disoccupati».

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