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Muro contro muro sul futuro dell'Ue

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Contrasto fra «grandi» e «piccoli» sul ruolo del presidente e sulle maggioranze

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Sugli assetti che riguarderanno il presidente del consiglio europeo, i membri della Commissione, ma anche il computo delle maggioranze, sono da una parte schierati i cosiddetti «grandi» paesi dell'Ue e lo stesso presidente della Convenzione Valery Giscard d'Estaing; dall'altra la Commissione europea e i cosiddetti «piccoli». Il testo che si può leggere sul sito internet, dunque, nella sua parte istituzionale presenta semplicemente le proposte del presidium della Convenzione, non un punto conclusivo di accordo, semplicemente perché non si poteva lasciar in bianco un intero capitolo. Le proposte sono così controverse che, soprattutto per quanto riguarda la Commissione e la figura del presidente fisso del Consiglio europeo, vi sarebbe anche il rischio di arrivare al rinvio di ogni decisione addirittura alla Conferenza intergovernativa che si aprirà il prossimo ottobre sotto presidenza italiana, con tutti i rischi del caso. Un accordo in effetti per ora non è in vista: le questioni istituzionali sono state stralciate dall'atteso dibattito sulla bozza globale del Trattato che terrà l'Assemblea Plenaria della Convenzione alla sede Parlamento europeo venerdì e sabato prossimi. Un dibattito che avrebbe dovuto costituire un primo punto di arrivo, un pre-compromesso tale da spianare la strada al vertice Ue a Salonicco il prossimo 20 e 21 giugno. Delle questioni istituzionali, si apprende a Bruxelles, si potrà discutere invece al più presto alla prossima sessione plenaria, il 4, 5 e 6 giugno, se si sarà ottenuta una qualche forma di compromesso. L'ultimo stallo è ora quello del computo delle maggioranze, che ha visto la Spagna impuntarsi. Madrid insiste per mantenere il sistema di Nizza, che prevede una triplice maggioranza: la maggioranza dei paesi, delle popolazioni ma anche dei voti del consiglio, secondo una «ponderazione» che assegna 29 voti a Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia, e solo pochissimi meno, 27, a Spagna e Polonia. Gli spagnoli temono di esser penalizzati per la loro popolazione molto inferiore a quella dei «grandi». Giscard e la Commissione pensano invece che basti la doppia maggioranza (dei paesi e della popolazione) per semplicità, anche se il primo chiede il 60% della popolazione, e la seconda il 50% più uno. Anche sulla figura del presidente fisso del Consiglio europeo e del numero di commissari il muro contro muro resta per ora molto solido. Stefaan De Rynck, portavoce del Commissario alle Riforme Michel Barnier, ha definito il superpresidente «una sovrapposizione di poteri di cui l'Unione non ha bisogno». E sul numero di commissari, la Commissione e i «piccoli», insistono che ogni paese sia rappresentato, andando verso i 25 e, in futuro, i 27 membri. E, in assenza di un compromesso in sede della Convenzione, ma forse anche a Salonicco, comporterebbe la necessità di rinviare tutto alla Conferenza intergovernativa che dovrebbe aprirsi a metà ottobre sotto presidenza italiana.

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