
Rampini: "Velocità stupefacente", così i tycoon pro Kamala si buttano su Trump

Per la sinistra italiana Elon Musk è il diavolo perché sostiene politicamente Donald Trump dall'inizio della campagna elettorale terminata con l'elezione a presidente Usa, Ma nelle ultime settimane da Mark Zuckerberg agli altri tycoon della Silicon Valley hanno iniziato a cercare di ingraziarsi il presidente eletto dimenticando il sostegno decennale ai democratici e nell'ultima tornata elettorale a Kamala Harris. "Sorprende la velocità" del cambio di direzione, commenta Federico Rampini a PiazzaPulita, su La7, il programma condotto da Corrado Formigli giovedì 16 gennaio. "Tutto sta accadendo a una velocità abbastanza stupefacente però questo In fondo è nella cifra della Silicon Valley e di questo genere di imprenditori", spiega l'editorialista del Corriere della sera.

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Rampini torna poi sul discorso di Joe Biden per l'accordo tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco in cui aveva paventato un rischio oligarchia nel prossimo futuro, posizione che è chiaramente un riferimento a Musk e alla Silicon Valley. Il giornalista ricorda l'epoca dei "robber barons", i capitalisti di un secolo fa come Rockfeller e J. P. Morgan, "cooptati anche da presidente molto progressisti". Insomma, "non è una storia nuova e questo ci dovrebbe rassicurare", spiega Rampini, "perché la democrazia americana ha dimostrato di avere tutti gli anticorpi", basti pensare alle leggi antitrust varate all'inizio del Novecento.

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C'è poi l'aspetto politico della vicenda. "È pure vero che Zuckerberg, Google e gli altri fino all'altro ieri erano allineati a sinistra e hanno tentato attraverso i social media di influire sull'opinione pubblica", conclude Rampini, "ma l’opinione pubblica non si fa manipolare. Se fosse vero che chi comanda nei social decide le elezioni avrebbe vinto Kamala Harris", è la stoccata del giornalista alla galassia dem.
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