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Open Arms, Palamara: "L'Anm assecondava le correnti di sinistra contro Salvini"

Rita Cavallaro
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«C'era un ordine di scuderia della corrente di sinistra della magistratura di attaccare Matteo Salvini. Quell'ordine lo diede l'Anm, che emanò quel provvedimento su ciò che stava accadendo sulla nave Diciotti. E poi lo diede lo stesso Consiglio superiore della magistratura. Io non posso ovviamente rinnegare quello che ho scritto nella chat con il procuratore Paolo Auriemma, ma in quella frase, come ho chiarito direttamente con lo stesso Salvini, non stavo esprimendo una determinazione personale ma interpretavo la volontà politica della maggioranza di centrosinistra, che in quel momento caratterizzava l'Anm».

Luca Palamara, l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati, parla a Il Tempo del clima caldo creato dalle toghe rosse nell'estate del 2019 per stringere il cerchio attorno all'allora ministro dell'Interno, facendo leva sul tema dell'immigrazione e sui porti chiusi. E di quella chat in cui l'allora procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma, scriveva: «Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando». E Palamara rispondeva: «Comunque va attaccato».

Palamara, può spiegare nel dettaglio la genesi di quella sua frase nella conversazione con Auriemma?
«La genesi di quella frase è la pubblicazione delle chat che in un procedimento penale mi sono state sequestrate e che non avevano nulla a che vedere con la vicenda che mi riguardava. Io ho avuto modo, anche pubblicamente, di chiarire il contesto di quella frase con lo stesso Matteo Salvini. Si tratta sicuramente di una frase scomposta, che in pubblico non è minimamente pronunciabile, ma credo che, anche grazie a quella frase pronunciata in un colloquio privato, Salvini abbia potuto comprendere che esiste questa posizione all'interno della magistratura. Allo stesso tempo quella chat dimostra che non tutti i magistrati sono contro di lui, perché è la dimostrazione che anche all'interno della magistratura si discute sul perché siano stati fatti quei processi».

Lei sta dicendo che, nonostante fosse in corso un'offensiva dei pm contro Salvini, c'era dissenso su quella linea arrivata dall'alto?
«Certamente. D'altra parte, come ho raccontato a Sallusti nel Sistema, basta considerare che, ad esempio, a Catania l'hanno pensata diversamente che a Palermo nei procedimentie nelle vicende che hanno riguardato Salvini. Quanto al tema politico, senza fraintendimenti e senza nascondersi dietro ad un dito, il tema dell'immigrazione ha sicuramente delle connotazioni politiche. E la mia risposta in quell'occasione ad Auriemma, altro non è che evidenziare come l'Anm, che in quel momento non era presieduta da me ma aveva altri equilibri interni, in qualche modo dovesse assecondare la volontà delle correnti di sinistra, le quali volevano una chiara presa di posizione su quello che stava accadendo sul tema dell'immigrazione. È giusto che poi Salvini, e una parte dell'opinione pubblica, si interroghino su come queste frasi possano riverberarsi sui processi, ed hanno ragione. Penso che il punto l'abbia colto in un'intervista il sottosegretario Delmastro, quando dice che ci sono dei magistrati che ragionano come Ilaria Salis. È vero. Non parlo del caso specifico, ma in generale, all'interno della magistratura, la maggior parte dei magistrati ragiona come la Salis, ma ci sono dei magistrati che la pensano esattamente all'opposto. Così va letta anche quella chat, che delineava la volontà politica della maggioranza di centrosinistra, che in quel momento caratterizzava l'Anm.
Anche se non mi pare che oggi sia cambiato granché, perché più o meno le posizioni sono sempre le stesse».

Quindi c'è una corrente della magistratura che tende ad attaccare il governo e che non ritiene di portare a processo Conte?
«C'è una parte della magistratura molto sensibile al tema dell'immigrazione, e che ritiene di dover entrare nel dibattito politico. Su Conte sono perfettamente d'accordo. E come quando si pubblicano le ordinanze di custodia cautelare ma non i provvedimenti dei probiviri dell'Anm. Queste sono le contraddizioni che caratterizzano l'agire politico dell'Associazione nazionale magistrati».

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