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Tagadà, bufera sulle armi Nato. Cerno: cosa c'è dietro uscita di Stoltenberg

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La frase incendiaria sulla necessità che le armi della Nato vengano usate dall'Ucraina per colpire obiettivi militari in Russia, poi il parziale dietrofront. È bufera per le parole del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Ad analizzare la situazione e a indicare quelli che possono essere i reali obiettivi dell'uscita del capo dell'Alleanza atlantica è Tommaso Cerno, nel corso di Tagadà, il programma diretto da Tiziana Panella su La7. "Mi voglio augurare che quella di Stoltenberg sia una frase legata a quei momenti in cui la Nato, nella storia del dopoguerra, parla a nuora perché suocera intenda", afferma il direttore de Il Tempo.

 

Il realtà l'uscita di Stoltenberg "non intende colpire il territorio russo, ma intende alzare un elemento di attenzione perché forse, finalmente, dopo due anni di guerra si sta tentando davvero la strada diplomatica", argomenta Cerno.  Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, ha chiesto le scuse, una rettifica o le dimissioni del segretario della Nato. "Le parole di Salvini non solo sono ragionevoli su questo punto, ma sono state seguite un po' da tutti - ricorda il direttore - Oggi Elly Schlein ha detto, seppur in toni diversi, la stessa cosa perché il tema è che quello che è stato raccontato di questa guerra in questi due anni comincia a non corrispondere materialmente con quello che vediamo in Ucraina". 

 

Insomma, "la via d'uscita non è di sicuro dire all'Europa che manderemo le nostre armi prima, e le nostre truppe dopo", continua il direttore che invita anche a una riflessione sul ruolo stesso della Nato e sul rapporto dell'Europa con il patto atlantico. "La Nato non rappresenta più il cittadino europeo", afferma. "Non so se faremo l'esercito europeo o rafforzeremo quelli che abbiamo, il tema di oggi è dare un ruolo all'Europa dentro la Nato", argomenta Cerno. 

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