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Ucraina, il timore di Peter Gomez sulle mosse di Putin: "Le linee verso Kiev..."

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Il presidente russo Vladimir Putin sarebbe pronto a fermare la guerra in Ucraina con un cessate il fuoco che riconosca le attuali posizioni sul campo di battaglia. È quanto riportato da quattro fonti russe all’agenzia di stampa Reuters. Nel Paese di cui Zelensky è presidente la situazione è molto difficile sul campo di battaglia. Ma quali sono gli scenari? Se ne è discusso a Tagadà, il talk-show di approfondimento giornalistico condotto da Tiziana Panella. In collegamento con lo studio, l'ospite Peter Gomez ha avanzato la sua teoria: "Al di là delle opinioni, c'è la realtà dei fatti. Io, così come la gran parte degli analisti militari, temo che l'Ucraina nel giro di pochi mesi non sia più difendibile. C'è una questione da cui non possiamo sfuggire che è la questione demografica", ha detto. 

 

 

Il direttore del Fatto Quotidiano online ha ricordato anche le recenti dichiarazioni di Emmanuel Macron sull'ipotesi di inviare truppe in Ucraina. "Quando Macron ha detto 'Dobbiamo mandare le nostre truppe', si stava dicendo 'Signori, gli ucraini non hanno più abbastanza soldati. Le loro truppe sono stanche, non ce la fanno più'. Nel momento in cui si è abbassata la leva a 25 anni, la gente scappa e si stanno creando le condizioni per cui Putin la guerra la potrebbe vincere, addirittura sfondando nei prossimi mesi le linee verso Kiev", ha spiegato. Per il giornalista, "se non partiamo dal principio di realtà, che è quello che c'è sul campo. Se non partiamo dal fatto che non produciamo abbastanza proiettili di artiglieria. Se diciamo che non vogliamo mandare truppe, cosa di cui sono felice, quella guerra è una guerra che più presto che tardi verrà persa". 

 

 

"Bisogna ragionare su questo punto: se non siamo disposti a mandare i nostri uomini, bisogna ragionare su qualcos'altro da fare", ha affermato Gomez. "Se Putin, nella sua abilità politica, tra una settimana confermasse quanto esce sui giornali (confini), noi che cosa facciamo? Gli rispondiamo semplicemente dicendo 'No, tu te ne devi andare dai territori occupati?'. A un certo punto arriva la realtà. Non rifiutiamoci di andare a vedere il gioco", ha aggiunto. 

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