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Toti, Cerno contro Barbacetto: "Come il nonno di Heidi quando vede la neve"

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Una puntata ad altissima tensione. A Tagadà, il programma pomeridiano di politica e di attualità di La7, si è consumato uno scontro tra il direttore de Il Tempo Tommaso Cerno e il giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto. Tiziana Panella ha lanciato sul tavolo del dibattito il tema di discussione, e cioè l'inchiesta giudiziaria che ha colpito il governatore della Liguria Giovanni Toti, posto ieri mattina agli arresti domiciliari per presunta corruzione. "Io mi ritengo garantista, che vuol dire dare la presunzione di innocenza a chiunque fino a una condanna definitiva. In politica, però, c'è l'autonomia della politica. I partiti una volta dicevano che sulle questioni politiche dovevano intervenire prima dei giudici a risolverle": così ha esordito la firma del quotidiano diretto da Marco Travaglio. "È una questione di sussulto di dignità?", ha chiesto la conduttrice citando quanto dichiarato da Giuseppe Conte sui fatti di Genova. A fare chiarezza sulla vicenda è stato Cerno. 

 

 

"Noi provinciali italiani leggiamo quello che leggiamo. Al netto della presenza dei dossier di Striano all'interno di questa storia, su cui mi auguro venga fatta luce, questa inchiesta diventerà l'anti-Tangentopoli. Tu sei come il nonno di Heidi quando vede la neve con le manette. Dico una cosa semplice: questa inchiesta diventerà l'anti-Tangentopoli perché è la prima volta che i magistrati scrivono nel dispositivo che Toti non sarebbe stato arrestato se non ci fossero state le elezioni", ha spiegato il direttore. Per il reato "avevano bisogno che lui potesse candidarsi". Ciò che più fa sorgere i dubbi è la tempistica dell'inchiesta. "Questa è un'inchiesta elettorale perché l'ha stabilito la magistratura negli atti che andranno a processo. Questa è una rivoluzione. E' scritto. Dobbiamo dire le cose come le hanno dette i magistrati", ha scandito Cerno. 

 

 

"La giustizia a orologeria è la scusa che usa la politica per salvare se stessa. Le richieste di arresto sono state fatte cinque mesi fa. Non c'era alcuna previsione elettoralistica", ha replicato Barbacetto. Ma Cerno ha risposto con nettezza di parole: "Io, che le ho lette le settecento pagine, vi dico che non è scritto così. Non c'è critto che il gip ha deciso perché erano troppe le pagine da leggere. È scritto che, non essendoci due delle tre caratteristiche necessarie per arrestare una persona, soltanto le elezioni in arrivano davano un'ipotesi di reiterazione del reato elettorale". Non è mancato l'affondo finale del direttore de Il Tempo: "Ed è un caso di scuola che un esegeta come Barbacetto dovrebbe studiare. L'altra anomalia meravigliosa dice che, a differenza di Tangentopoli, qui abbiamo un'inchiesta dove i presunti finanziamenti al corrotto arrivano secondo la legge elettorale certificati dal tribunale. La corruzione si costituisce nelle parole dette sulla barca. E' un'inchiesta linguistica". 

 

 

 

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