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Omnibus, Paragone “invidia” Scurati: “Anche io vorrei essere martire come lui”

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“Chi vince e chi perde? La Rai come ne esce?”. Sono queste le domande sul caso Scurati e il suo monologo censurato dalla Rai rivolte a Gianluigi Paragone, ospite della puntata del 24 aprile di Omnibus, il talk show del mattino di La7. Il giornalista risponde punto per punto: “Iniziamo a smontare le vicende. Sulla Rai dico che ne escono male i dirigenti della Rai, ma la Rai per fortuna è qualcosa di molto più grosso e che per fortuna si muove autonomamente dagli errori grossolani compiuti dai dirigenti. Non è la Rai che ne esce male, sono scelte dei dirigenti che poi ricadono sulle trasmissioni, magari anche su trattative con altre emittenti. Abbiamo davanti dei dirigenti che non sono capaci di fare televisione”. 

 

 

L’ex leader di Italexit è durissimo nei confronti dei vertici della tv di Stato: “Io sento parlare di TeleMeloni, ma non ho capito allora quale è il progetto editoriale di questa TeleMeloni? Vedo tanta fuffa, tanto giocare a centrocampo e nessuno finalizza nei programmi, perché alla fine devi mandare in onda dei programmi. La realizzazione della tua linea editoriale si esplicita in programmi televisivi. Ecco io non vedo tutta questa vivacità e queste novità, vedo soltanto delle grandi perdite per la Rai, che la Rai pagherà a caro prezzo e vedo una incapacità costante da parte dei nuovi dirigenti. Corsini ha mostrato tutti i limiti in questa vicenda, non è la prima volta”.

 

 

Si passa poi al protagonista della storia: “Scurati… Anche io - dice ancora Paragone - vorrei essere martire come Scurati, in modo che vendo sempre di più. Alla fine ognuno ha trovato una soddisfazione nella parte delle vittime, Serena Bortone e Antonio Scurati. La gestione è stata completamente pessima. Penso che ci fosse la combinazione del cachet e del testo, la somma stavolta fa il totale, smentiamo Totò, e questo totale è devastante”.

 

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